Geridu, un piccolo lembo di storia sospeso tra Sorso e il litorale nord-occidentale della Sardegna, si rivela un crogiolo di conoscenze inattese, un’eco del passato che sfida le narrazioni consolidate sulla vita rurale medievale dell’isola. Lungi dall’immagine di un’esistenza marginale e impoverita, le indagini archeologiche in corso stanno restituendo un quadro di una comunità prospera, integrata in dinamiche commerciali transmediterranee e dotata di una notevole capacità di investimento.Gli scavi, condotti con rigore scientifico grazie a una collaborazione sinergica tra la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, l’Università di Sassari e il Comune di Sorso, hanno portato alla luce resti architettonici significativi. Sotto le macerie delle abitazioni distrutte da un incendio risalente al 1350, sono emerse le fondamenta di un insediamento giudicale più antico, testimonianza di una continuità abitativa e di un’evoluzione strutturale che neppure le turbolenze storiche sono riuscite a cancellare.Queste abitazioni, non semplici rifugi rudimentali, ma costruzioni in muratura a un piano, coperte di tegole e dotate di intonaci in argilla, offrono un’immagine sorprendente di comfort e solidità. I pavimenti in terra battuta, gli ipogei per l’accumulo di provviste, e soprattutto la ricchezza della ceramica rinvenuta, offrono una finestra privilegiata sulle relazioni commerciali che legavano Geridu con altre aree del Mediterraneo. Frammenti di stoviglie provenienti dalla Sicilia, dalla Toscana e dall’Africa settentrionale, databili tra il X e l’XI secolo, attestano l’accesso a beni di lusso e la capacità di Geridu di competere sul mercato con le potenti città mercantili pisane e genovesi. Il ritrovamento di resti di una chiesa romanica, sepolta sotto la successiva chiesa gotica aragonese, aggiunge un ulteriore tassello al mosaico storico di Geridu. Questo sovrapposizione strutturale non è un mero evento casuale, ma un atto simbolico, una dichiarazione di intenti da parte della nuova aristocrazia feudale aragonese, intenta a consolidare il proprio potere e a cancellare le vestigia del precedente ordine politico giudicale. La distruzione o la sopraffazione di un luogo di culto religioso, espressione dell’identità locale, rappresenta una strategia diffusa per imporre una nuova forma di dominio.Il progetto di ricerca a Geridu ambisce a superare la frammentarietà dei singoli ritrovamenti, mirato alla creazione di un modello interpretativo generale della società rurale sarda nel Medioevo. Questo approccio multidisciplinare, che integra dati archeologici, storici e antropologici, si propone di ricostruire non solo la cronologia degli eventi, ma anche le dinamiche sociali, economiche e culturali che hanno plasmato la vita di questa comunità. L’obiettivo finale è quello di riabilitare la percezione della vita rurale sarda medievale, ponendola al centro di una narrazione più complessa e sfaccettata, capace di restituire dignità e valore a un patrimonio storico e culturale troppo a lungo sottovalutato. La ricerca continua, promettendo ulteriori sorprese e nuove prospettive di comprensione del passato dell’isola.
Geridu: La Sardegna Medievale Riscoperta, un Insediamento Sorprendente
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