L’apicoltura sarda sta affrontando una crisi senza precedenti, la più grave degli ultimi tredici anni, e segna un parallelo inquietante con l’annata disastrosa del 2012, quando l’introduzione della psilla lerpa sull’eucalipto, parassita originario di aree geografiche lontane, sconvolse l’equilibrio ecosistemico dell’isola.
La denuncia giunge dalla Agci regionale, attraverso una lettera urgente al Presidente della Regione, agli Assessori competenti e al Presidente del Consiglio, un appello disperato per sollecitare interventi mirati e una strategia di resilienza per il settore apistico cooperativo.
Il ricordo delle produzioni abbondanti degli anni 2000, quando il rendimento medio per alveare superava i 80 kg, con una quota significativa derivante dal celebre miele di eucalipto, contrasta amaramente con la realtà attuale: una resa che crolla a pochi chili per alveare.
Questa drammatica riduzione impatta direttamente sull’economia di molti apicoltori, per i quali il miele di eucalipto costituisce la principale fonte di reddito, rappresentando circa il 50% della produzione totale.
Le condizioni meteorologiche estreme del luglio 2024 – un’ondata di caldo e siccità di proporzioni eccezionali – hanno innescato un meccanismo di feedback negativo devastante.
La pianta, già provata, ha reagito perdendo quasi completamente la fioritura prevista per il 2025, privando l’intero comparto apistico di una risorsa vitale, l’unica fioritura estiva significativa.
Questo vuoto floristico avrà ripercussioni a lungo termine sulla biodiversità e sulla sostenibilità del settore.
Le ricerche condotte dall’Università di Sassari mettono in luce un quadro ancora più complesso.
Le temperature invernali elevate, in rottura con i cicli naturali, interferiscono con la differenziazione delle gemme fiorali, compromettendone lo sviluppo.
Successivamente, le ondate di calore estive, ormai una costante, provocano stress idrico nella pianta e limitano la produzione di nettare, essenziale per la produzione del miele.
A questo scenario critico si aggiunge un altro elemento di preoccupazione: la pratica dei tagli e delle eradicazioni di piante di eucalipto, spesso giustificate da logiche poco chiare e apparentemente contraddittorie.
Queste azioni, apparentemente isolate, contribuiscono in maniera inesorabile alla desertificazione di intere aree precedentemente ricche di boschi, compromettendo ulteriormente l’habitat delle api e impoverendo il paesaggio sardo.
La necessità di un piano di riforestazione mirato e sostenibile è quindi imperativa, non solo per ricostituire le aree danneggiate, ma anche per ripristinare l’equilibrio ecologico e garantire il futuro dell’apicoltura sarda.
È urgente un approccio olistico che consideri la fragilità dell’ecosistema, il ruolo cruciale dell’apicoltura e la necessità di politiche di gestione forestale responsabili e lungimiranti.