Eurallumina si trova sull’orlo di una crisi profonda, con ripercussioni potenzialmente devastanti per l’economia e il tessuto sociale del Sulcis Iglesiente.
La decisione, comunicata ufficialmente ai sindacati, di interrompere il flusso di risorse finanziarie – 24 milioni di euro annui che costituivano un pilastro della sopravvivenza della controllata italiana – segna un punto di non ritorno in una situazione già critica.
Questi fondi non si limitavano a garantire la regolarità dei pagamenti a fornitori e dipendenti, ma erano essenziali per sostenere attività cruciali come la bonifica ambientale, un imperativo imprescindibile in un sito industriale complesso, e per coprire i costi energetici, intrinsecamente elevati in un processo produttivo ad alta intensità.
La misura, definita irrevocabile, è strettamente legata a una serie di vincoli che strangolano l’azienda.
Il congelamento patrimoniale imposto dal Comitato di Sorveglianza (Csf), la gestione vincolata all’approvazione periodica del Demanio e, soprattutto, l’inottempievole emissione del Decreto Prime Costi Energia (Dpcm Energia) rappresentano un blocco insormontabile.
Quest’ultimo, ostaggio di complesse dinamiche politiche che vedono contrapporsi Governo e Regione Sardegna, alimenta l’incertezza e paralizza ogni tentativo di rilancio.
Eurallumina, pur affermando di disporre di risorse sufficienti solo per i prossimi due o tre mesi, proietta ombre inquietanti sul futuro dell’impianto.
Un drastico ridimensionamento della forza lavoro, con un calo medio giornaliero da 90 a soli 38 unità a partire da metà settembre, anticipa un rischio concreto di licenziamenti collettivi, mettendo a repentaglio i 1500 posti di lavoro potenziali (al riavvio della piena operatività) e compromettendo le prospettive di sviluppo industriale e sociale di un intero territorio.
La vicenda assume una connotazione particolarmente drammatica se comparata con la situazione delle altre controllate UC RUSAL in Europa: Aughinish Alumina in Irlanda, Kubal in Svezia e Aluminium Rheinfelden in Germania, che hanno beneficiato del riconoscimento della strategicità delle loro produzioni e del valore dell’occupazione da parte dei rispettivi governi, ottenendo deroghe alle sanzioni.
Questa disparità di trattamento, che penalizza in modo ingiusto i lavoratori italiani, evidenzia una profonda incongruenza nelle politiche economiche e industriali nazionali.
Le organizzazioni sindacali Filctem-CGIL, Femca-CISL, Uiltec-UIL e Rsa Eurallumina hanno programmato un sit-in davanti alla Prefettura di Cagliari per sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare l’intervento del Governo.
Un incontro decisivo si terrà il 16 settembre al Ministero dello Sviluppo Economico (Mimit), data cruciale entro la quale le istituzioni sono chiamate a presentare soluzioni concrete, a partire dalla firma del Dpcm Energia e dalla definizione di un percorso politico-tecnico per lo sblocco del patrimonio aziendale.
Dopo sedici anni di sacrifici e battaglie sindacali, i lavoratori rifiutano l’ipotesi di un declino decretato dallo Stato italiano, mentre altri paesi europei tutelano produzioni analoghe, dimostrando una visione strategica che manca, tragicamente, in Italia.
La situazione richiede un cambio di paradigma, una riaffermazione del valore dell’industria nazionale e della protezione del lavoro, altrimenti il Sulcis Iglesiente rischia di essere condannato a un futuro di disoccupazione e marginalità.