La vicenda Eurallumina si configura come un drammatico esempio di contraddizione istituzionale e potenziale disastro economico-sociale, sollevando interrogativi profondi sulla governance e la continuità produttiva di asset strategici per il territorio sardo.
Mentre un decreto governativo paventa investimenti per il rilancio dell’azienda, il Comitato di sicurezza finanziaria (CSF) paralizza di fatto ogni azione concreta, bloccando la circolazione di capitali necessari per la sua sopravvivenza e in violazione degli obblighi legali di tutela del bene.
L’incontro tra la direzione aziendale, Confindustria Sardegna Meridionale e le rappresentanze sindacali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, unitamente alle Rsa di fabbrica, ha certificato una situazione critica, aggravata dalla mancata erogazione delle risorse previste dalla legge per la salvaguardia dell’azienda.
La disponibilità finanziaria attuale, come riconosciuto dalla stessa azienda, è sufficiente a garantire la gestione ordinaria e le attività di bonifica ambientale solo fino alla fine del 2025.
Questo orizzonte temporale, decisamente ristretto, preclude qualsiasi piano di sviluppo e di consolidamento, gettando un’ombra incerta sul futuro dei lavoratori e sull’indotto connesso.
Questa situazione, sottolineano i sindacati, non trova riscontro nelle prassi consolidate in altri Paesi europei, dove la tutela di asset strategici e la continuità delle produzioni assumono priorità assolute.
La mancata applicazione di misure comparabili in Italia appare, pertanto, inspiegabile e inaccettabile, evidenziando una lacuna nella capacità di gestione delle emergenze economiche e sociali.
Le organizzazioni sindacali rivolgono un appello solenne al CSF e al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), esigendo l’immediata autorizzazione dei fondi necessari, in piena coerenza con la normativa vigente e con gli obblighi statali nei confronti di asset congelati.
Si sollecita, inoltre, il Ministero dell’Industria, del Made in Italy e del Commercio Internazionale (MIMIT) ad assumere un ruolo di leadership, esercitando la necessaria responsabilità politica e coordinando l’azione di tutti i ministeri coinvolti.
La Regione Sardegna e le forze politiche a tutti i livelli sono chiamate a sostenere con la massima determinazione questa battaglia, affiancando le organizzazioni sindacali, i lavoratori Eurallumina e l’indotto, che rischiano di pagare un prezzo altissimo per una gestione inefficiente e contraddittoria.
La questione non si limita alla tutela dell’occupazione, ma investe l’intera economia sarda, con ricadute negative su settori collegati e sulla reputazione del Paese.
In assenza di risposte tempestive e concrete, le organizzazioni sindacali annunciano l’avvio di una mobilitazione generale, con l’organizzazione di una trasferta a Roma presso le sedi del MEF e del MIMIT.
Questa azione dimostra la gravità della situazione e la determinazione dei lavoratori a difendere i propri diritti e il proprio futuro.
Si tratta di un campanello d’allarme che invita a riflettere sulla necessità di un cambio di paradigma nella gestione degli asset strategici, privilegiando la tutela dell’occupazione, la continuità produttiva e lo sviluppo economico del territorio.
Il silenzio o l’inerzia non sono più ammissibili.







