La recente tornata elettorale in Sardegna, pur limitata a un numero ristretto di comuni, ha offerto uno spaccato significativo delle dinamiche politiche locali e sollevato interrogativi sulla partecipazione democratica e sulla governance territoriale. Un quadro complesso si delinea dall’esito delle elezioni, caratterizzate da un’assenza marcata di affluenza alle urne e da alcune situazioni anomale che ne hanno compromesso la validità.Su sette comuni chiamati al voto, sei hanno eletto i propri sindaci. A Nuoro, la vittoria del Campo Largo, rappresentato dal deputato del Movimento 5 Stelle Emiliano Fenu, è stata netta, surclassando l’avversario del centrodestra, Giuseppe Luigi Cucca, figura con una storia politica articolata, precedentemente legata al Partito Democratico e, più recentemente, al Italia dei Valori. Il risultato, pur parziale in attesa del completamento dei dati ufficiali, suggerisce una significativa rielaborazione del voto nell’elettorato locale.Oltre a Nuoro, sono stati eletti i primi cittadini di Luras, Monastir e Soleminis, comunificando, seppur in contesti specifici, la volontà espressa dalle rispettive comunità. Particolarmente rapida è stata la proclamazione dei sindaci di Cardedu e Oniferi, già definiti domenica sera in seguito al superamento del quorum dei votanti, una condizione necessaria data la presenza di un’unica lista candidata.Tuttavia, il quadro complessivo è segnato da una carenza di partecipazione che ha portato alla nomina di un commissario straordinario a Goni, nel sud Sardegna. Un evento singolare, risultato della mancata fiducia dei cittadini verso una lista presentata, aggravato da un’affluenza misera: solo sei persone si sono recate alle urne, generando un numero di voti validi insufficiente per garantire la legittimità dell’elezione. Questo episodio, al di là dell’aspetto contingente, pone interrogativi più ampi sulla vitalità democratica in alcune realtà locali e sulla necessità di strategie mirate a incentivare la partecipazione civica.Parallelamente alle elezioni comunali, si sono svolti tre referendum consultivi riguardanti l’appartenenza territoriale dei comuni, una diretta conseguenza della recente riorganizzazione degli enti locali. Anche in questo caso, la mancata raggiungimento del quorum ha congelato le decisioni, confermando lo status quo. Guspini rimarrà parte del Medio Campidano, escludendo la transizione nella provincia di Oristano, mentre Nule e Benetutti manterranno la loro appartenenza alla città metropolitana di Sassari, rinunciando alla possibilità di confluire nella provincia di Nuoro.L’esito di questa tornata elettorale e referendaria rivela una complessa interazione di fattori politici, sociali ed economici, che influenzano la partecipazione democratica e la definizione del territorio. La bassa affluenza, le situazioni anomale e la necessità di commissariamenti evidenziano la fragilità di alcune realtà locali e sollecitano una riflessione approfondita sulle modalità di coinvolgimento dei cittadini e sulla necessità di un sistema di governance più inclusivo e partecipativo. L’analisi di questi risultati, al di là del loro significato immediato, offre spunti utili per comprendere le dinamiche più ampie che caratterizzano la vita politica e sociale della Sardegna.
Elezioni in Sardegna: bassa affluenza e interrogativi sulla democrazia.
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