L’identificazione del corpo ritrovato sulla statale 16, nel tragico incidente del 2 giugno a Montenero di Bisaccia, si rivela una sfida complessa, un intricato rompicapo che solo l’analisi del materiale genetico potrà dirimere. Il corpo, orribilmente compromesso dalle fiamme, giace all’obitorio dell’ospedale San Timoteo di Termoli, in attesa di un’identificazione formale che restituisca dignità alla vittima e offra un minimo di conforto ai suoi cari.L’incendio ha quasi completamente cancellato i tratti somatici, rendendo impossibile il riconoscimento visivo, e qualsiasi tentativo di correlazione con persone scomparse dovrà necessariamente passare attraverso l’esame del DNA. Si tratta di una procedura standard in casi di estrema difficoltà di identificazione, una tecnica forense che si è evoluta enormemente negli anni, permettendo di estrarre informazioni genetiche anche da resti frammentari e degradati.L’autopsia, disposta dalla Procura di Larino, è attualmente in corso e mira a raccogliere campioni di tessuto biologico sufficienti per l’analisi genetica. Il medico legale, con l’ausilio di specialisti, dovrà operare con la massima cautela per preservare la qualità del materiale e massimizzare le probabilità di successo dell’identificazione. L’intero processo è caratterizzato da una rigorosa catena di custodia, volta a garantire l’integrità dei campioni e a prevenire qualsiasi contaminazione che potrebbe inficiare i risultati.Parallelamente all’autopsia, le autorità stanno procedendo a una serie di indagini finalizzate a raccogliere informazioni utili per l’identificazione. Questo include la verifica di persone scomparse recentemente, la consultazione di database di persone disperse e la ricerca di eventuali indizi che possano fornire un collegamento tra il corpo e un individuo specifico. Si escludono a priori ipotesi di persone non residenti nell’area, concentrando l’indagine sulle persone che risultano date per disperse.L’attesa dei risultati dell’analisi del DNA è un momento di grande tensione per i familiari delle persone scomparse nella zona. La speranza di una risposta, unita al dolore e all’angoscia, crea un clima di profonda sofferenza. Il rilascio della salma ai familiari, e quindi la possibilità di organizzare un rito funebre, è subordinato all’esito dell’accertamento genetico e alla sua corrispondenza con il profilo DNA di una persona scomparsa. L’identificazione non è solo una procedura legale, ma un atto di riconoscimento umano, un passo fondamentale per permettere alla famiglia di elaborare il lutto e dare degna sepoltura al proprio caro. L’intero processo evidenzia, inoltre, la delicatezza e la complessità del lavoro svolto dagli organi competenti in situazioni di emergenza e di profonda sofferenza umana.
Identificazione del corpo sulla SS16: analisi del DNA per dare un nome alla vittima.
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