martedì 23 Settembre 2025
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Inapp, agire subito per rigenerare la popolazione attiva e rendere sostenibile spesa sociale

(Adnkronos) – "L’Italia è già dentro una trasformazione demografica senza precedenti. Secondo le analisi Inapp, nei prossimi dieci anni usciranno dal mercato del lavoro circa 6,1 milioni di occupati, mentre i giovani disponibili non basteranno a sostituirli. Entro il 2060 la platea occupazionale cambierà radicalmente: la popolazione in età da lavoro (20-64 anni) si ridurrà del 34%, con inevitabili conseguenze su crescita economica, welfare e sostenibilità della spesa pubblica". A dirlo, in audizione del presidente Inapp, Natale Forlani, alla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica, presieduta da Elena Bonetti. "La dinamica – spiega – è già visibile oggi: indice di dipendenza demografica in crescita, carenza di competenze e difficoltà nel reperimento di personale, spesa pensionistica in aumento fino al 17% del Pil entro il 2040, e oltre 4 milioni di over 65 non autosufficienti che richiedono assistenza continuativa. Per questo è urgente intervenire con politiche mirate a contrastare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione". "Il nostro Paese – fa notare – non ha ancora sviluppato un sistema coerente di politiche e strategie che consenta di riconoscere un approccio efficace di age management. Occorre muoversi su due direttrici. Da una parte politiche pensionistiche per salvaguardare il pilastro previdenziale, restringendo gli schemi di ritiro anticipato e innalzando progressivamente l’età di pensionamento insieme a politiche attive che possano attivare quella quota di popolazione, circa 1,4 milioni di adulti, soprattutto giovani che oggi non studiano, non lavorano e non cercano un’occupazione, i cosiddetti Neet. Accanto a questo, misure efficaci per integrare nel mercato del lavoro la quota più grande di risorse non impiegate: le donne".  Per il presidente Forlani, di fronte a questo scenario, occorre agire subito su due assi strategici. 1) Rigenerazione della popolazione attiva. Attivare gli inattivi: a partire da 7,8 milioni di donne tra i 15 e i 64 anni oggi fuori dal mercato del lavoro, di cui oltre 1,2 milioni disponibili a lavorare. Nelle regioni del Sud, la quota di inattive disponibili supera il 23% (Campania e Sicilia). Ridurre i fattori di scoraggiamento: l’80% delle inattive nelle fasce centrali d’età cita motivi di cura familiare, mentre circa metà accetterebbe un impiego anche per salari inferiori a 1.000 euro netti mensili (e nello specifico il 21% fino a 600 euro e il 27,8% fino a 999 euro). Il 18,5% richiederebbe 1000 euro, il 19,5% tra i 1001 e i 1499 e il 13,1% 1500 euro e oltre. Più si eleva il titolo di studio, più le donne vorrebbero un’occupazione in linea con le proprie competenze o con il salario che ritengono adeguato, ma tra le inattive con figli e senza figli, sono le madri a mostrare un margine di compromesso più alto. Invecchiamento attivo: oggi il 54,9% degli occupati ha più di 45 anni. Servono politiche di 'terza e quarta generazione' per prolungare volontariamente la vita lavorativa – formazione continua, age management, flessibilità e sicurezza – valorizzando competenze ed esperienza dei lavoratori maturi. 2) Sostenibilità della spesa sociale: Differenziare le politiche della terza età, distinguendo tra anziani attivi e oltre 4 milioni di over 65 non autosufficienti, di cui solo il 7,6% assistito in rsa e il 30,6% con assistenza domiciliare integrata. Potenziare i servizi di prossimità: oggi la spesa pubblica per prestazioni sociali è pari a 587,5 miliardi di euro (59,3% della spesa corrente), ma solo 57,1 miliardi vanno all’assistenza sociale e meno della metà in servizi diretti. Riformare l’assistenza alla non autosufficienza, valorizzando il ruolo dei non autosufficienti anche come consumatori di spesa sociale, e promuovere la de-istituzionalizzazione in linea con la legge 33/2023 e le riforme Pnrr. Questa 'doppia strategia' – rigenerazione della forza lavoro e sostenibilità del welfare – richiede un cambio di passo immediato: politiche coordinate che superino interventi frammentari, valorizzino le competenze delle generazioni mature e sostengano l’ingresso di giovani e donne nel mercato del lavoro. “Come Inapp – sottolinea Natale Forlani – siamo impegnati nello studio degli effetti della transizione demografica sul mercato del lavoro e sull’inclusione sociale, con particolare attenzione al fenomeno dell’invecchiamento attivo, in prospettiva internazionale. Nel contesto italiano, la sostenibilità del mercato del lavoro e delle prestazioni sociali dipende essenzialmente da più condizioni: dalla capacità di rigenerare la popolazione attiva, aumentando il numero assoluto delle persone occupate e dei contribuenti attivi, con una particolare attenzione al segmento femminile della popolazione, dall’incremento della produttività e dei redditi da lavoro per aumentare la dotazione di risorse pubbliche e private per soddisfare la crescita dei fabbisogni individuali e collettivi di spesa sociale".  "Assolutamente strategico – chiarisce – è poi il ruolo della tecnologia per l’aumento della produttività e l’investimento nel caring. Il tema della cura, ampiamente inteso, rappresenta uno snodo cruciale per rispondere a fabbisogni crescenti indotti dalla transizione demografica, ma anche per generare nuove opportunità di sviluppo economico ed occupazionale. E' su questi aspetti che bisogna intervenire per avere un deciso cambiamento di rotta del nostro inverno demografico". —lavoro/datiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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