Un’operazione della Guardia di Finanza del Gruppo di Locri ha portato all’arresto di due medici di base, Nadia Giovanna Sorbara e Immacolata Iozzo, con l’accusa di aver commesso falsi in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato, in un contesto di un’indagine molto più ampia che coinvolge 144 persone.
L’inchiesta, innescata da una denuncia preliminare, ha svelato un sistema complesso di rilascio illegale di certificati di malattia che ha eroso la fiducia nel sistema sanitario e ha causato un danno economico significativo all’Inps.
Le indagini hanno rivelato una dinamica allarmante: le due medici, agendo con apparente disinvoltura e spregiudicatezza, emettevano ripetutamente certificati attestanti periodi prolungati di infermità a favore di soggetti, prevalentemente lavoratori stagionali del settore agricolo.
Questi certificati, spesso continuazioni di precedenti attestazioni, venivano rilasciati senza che si verificasse una reale e appropriata visita medica, configurando un chiaro abbandono dei principi deontologici e professionali che contraddistinguono l’esercizio della medicina.
L’attività fraudolenta consentiva ai beneficiari di giustificare assenze ingiustificate dal lavoro, percependo illecitamente indennità di malattia erogate dall’INPS, per un ammontare complessivo stimato in quasi settanta mila euro.
Questo comportamento non solo ha causato un danno economico diretto, ma ha anche compromesso l’equità del sistema di welfare, sottraendo risorse destinate a chi ne ha realmente bisogno.
L’inchiesta non si limita alle due figure apicali, includendo anche un terzo medico, Alba Sorbara, sorella di Nadia Giovanna, accusata di concorso in alcuni rilasci di certificati falsi.
La richiesta di arresto a suo carico è stata respinta dal Giudice per le Indagini Preliminari, ma la sua posizione rimane al vaglio degli inquirenti.
L’operazione evidenzia una profonda riflessione necessaria sull’efficacia dei controlli e sulla necessità di rafforzare i meccanismi di verifica dell’autenticità dei certificati medici, al fine di prevenire fenomeni di abuso e di tutela della legalità all’interno del sistema sanitario locale.
Si apre ora un ampio processo di analisi delle procedure e dei protocolli interni alle strutture mediche coinvolte, con l’obiettivo di ripristinare la fiducia dei cittadini e di garantire l’integrità del sistema di welfare.
La vicenda solleva inoltre interrogativi importanti sulla responsabilità individuale dei professionisti sanitari e sull’importanza di una rigorosa adesione ai principi etici e deontologici che governano la professione medica.