Il Consiglio Regionale della Calabria ha recentemente finalizzato una significativa revisione del proprio Statuto, approvata in nottata con il voto favorevole della maggioranza di centrodestra.
La modifica, che amplia la composizione della Giunta regionale da sette a nove membri e istituisce la figura dei sottosegretari alla Presidenza, rappresenta un riallineamento con le disposizioni del Decreto Legge 138/2011, che concede alle Regioni con popolazioni inferiori ai due milioni di abitanti la possibilità di incrementare il numero di assessori fino a un massimo di due unità.
L’iniziativa legislativa, promossa dai consiglieri Domenico Giannetta (Forza Italia), Pierluigi Caputo (lista Occhiuto Presidente), Angelo Brutto (Fratelli d’Italia), Vito Pitaro e Giuseppe Mattiani (Lega), solleva interrogativi sulla gestione delle risorse pubbliche e sul principio di efficienza amministrativa.
L’espansione della Giunta, seppur giustificata dalla necessità di adattamento a normative nazionali, aumenta i costi di funzionamento dell’amministrazione regionale e potrebbe diluire le responsabilità decisionali.
La decisione ha suscitato aspre critiche da parte dell’opposizione, che denuncia un approccio opportunistico alla governance regionale, definendo la revisione statutaria come un mero “poltronificio”.
Questa visione critica pone l’accento sulla potenziale creazione di posizioni di potere non necessarie, destinate a favorire interessi personali piuttosto che il bene comune.
La creazione di sottosegretari, in particolare, solleva dubbi sulla reale utilità di questa figura e sul suo contributo effettivo all’attività amministrativa.
In risposta alle contestazioni, il consigliere Giannetta ha argomentato la necessità di recepire le direttive nazionali per evitare ambiguità interpretative e conflitti normativi.
Tuttavia, questa giustificazione non ha placato le preoccupazioni dell’opposizione, che evidenzia come l’eccessiva deferenza alle direttive statali possa limitare l’autonomia regionale e la capacità di adattare le politiche alle specifiche esigenze del territorio calabrese.
Parallelamente all’approvazione della modifica statutaria, il Consiglio ha approvato una disciplina per il referendum popolare sull’approvazione dello Statuto, escludendo le leggi di revisione statutaria dall’ambito della sua applicazione.
Questa scelta, definita dal consigliere Giuseppe Falcomatà come un’apertura a una “stagione pericolosa dal punto di vista democratico”, rischia di compromettere il coinvolgimento diretto dei cittadini nelle decisioni cruciali che riguardano la governance regionale, riducendo di fatto la possibilità di un controllo popolare sulla legittimità delle modifiche statutarie.
Il rischio, come sottolineato dall’opposizione, è quello di un’erosione graduale del principio democratico, con un processo di revisione statutaria frammentato e privo di un effettivo consenso popolare.
La decisione pone interrogativi fondamentali sulla reale volontà di garantire una governance regionale trasparente, partecipativa e rispondente alle aspettative dei cittadini.






