Nel cuore del Parco Nazionale del Lao, in un’area particolarmente sensibile di Papasidero, a Tremoli, la Squadra Mobile della Questura di Cosenza ha interrotto un’attività di coltivazione illegale di canapa indiana, un’azione che ha sollevato preoccupazioni significative per l’ambiente e per la legalità.
L’intervento, frutto di un’indagine mirata, ha portato al sequestro di due sofisticate coltivazioni, sviluppatesi in due appezzamenti di terreno all’interno del parco protetto.
La scoperta ha rivelato una scena di un’operazione agricola clandestina di notevoli dimensioni.
Oltre cinquecento piante di canapa, alcune delle quali hanno raggiunto altezze impressionanti, superando i due metri, testimoniano la cura e l’impegno profusi per massimizzare la produzione.
Il peso complessivo del materiale vegetale sequestrato supera l’intero quintale, indicando la potenziale redditività illecita di questa attività.
L’organizzazione criminale che gestiva le coltivazioni non si è limitata a sfruttare illegalmente la terra.
Per garantire l’irrigazione delle piante, è stata installata una pompa a scoppio, collegata a un sistema di tubazioni in gomma trasparente che attingeva direttamente dalle acque del fiume Lao, alterando così l’equilibrio idrico dell’ecosistema.
La presenza di numerosi utensili agricoli, destinati alla preparazione e alla cura del terreno, evidenzia la pianificazione e la professionalità dell’operazione.
L’impatto ambientale di questa attività illecita è particolarmente grave.
Per preparare i terreni agricoli, i coltivatori hanno abbattuto un numero considerevole di alberi, lasciando i fusti abbandonati sul posto, con conseguenze negative sulla biodiversità, sulla stabilità del suolo e sulla capacità di assorbimento di anidride carbonica del parco.
La deforestazione, unita all’alterazione del regime idrico, rappresenta una seria minaccia per l’integrità del parco nazionale.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, proseguono a ritmo serrato per identificare e perseguire i responsabili di questa grave violazione di legge e di tutela ambientale.
L’attenzione si concentra non solo sull’individuazione dei coltivatori diretti, ma anche sull’eventuale presenza di intermediari e figure di finanziamento, al fine di smantellare completamente l’intera filiera criminale e prevenire il ripetersi di simili attività illecite all’interno di aree protette, custodi di un inestimabile patrimonio naturale.
L’evento sottolinea l’importanza di una costante vigilanza e di una collaborazione sinergica tra le forze dell’ordine e le autorità locali per la salvaguardia del territorio e la repressione della criminalità organizzata.