martedì, 1 Luglio 2025
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Ecosistema: Assoluzioni e Prescrizioni, Interrogativi sulla Mafia

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Il processo “Ecosistema”, un’inchiesta complessa che mirava a svelare presunti meccanismi di controllo mafioso negli appalti per la gestione dei rifiuti nel basso Jonio reggino, si è concluso con un epilogo di assoluzioni e prescrizioni che solleva interrogativi profondi sulla tenuta dell’accusa e sulla complessità del sistema di interessi in gioco. Il verdetto, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria presieduto dal giudice Greta Iori, ha visto l’assoluzione di cinque imputati e la prescrizione per gli altri quattro, un risultato che evidenzia le difficoltà incontrate dall’accusa nel dimostrare i collegamenti tra imprenditori, amministratori pubblici e organizzazioni criminali.L’indagine, avviata nel 2016, aveva portato a quattordici arresti, coinvolgendo figure chiave nel tessuto economico e amministrativo di comuni come Melito Porto Salvo, Bova Marina e Brancaleone. L’impianto accusatorio sosteneva l’esistenza di un articolato sistema di collusione volto a garantire alle cosche locali il controllo incontrastato degli appalti per la gestione dei rifiuti, un settore spesso terreno fertile per attività illecite.Tra gli assoluti, spicca la figura di Rosario Azzarà, titolare dell’azienda Ased, accusato di aver coltivato un rapporto di “sinallagmaticità” con le cosche locali. L’accusa sosteneva che Azzarà avesse offerto alla ‘ndrangheta la sua disponibilità, fornendo supporto economico ai sodali detenuti e facilitando l’infiltrazione dell’organizzazione nei processi decisionali degli enti pubblici. La difesa, guidata dall’avvocata Natascia Sarra, ha efficacemente contestato l’impianto accusatorio, riuscendo a dimostrare la mancanza di elementi concreti a sostegno delle accuse. L’assoluzione di Azzarà è giunta con la formula “il fatto non sussiste”, un verdetto particolarmente incisivo che nega completamente la fondatezza delle accuse.Parallelamente, Carmelo Ciccone, altro imprenditore nel settore del trattamento e della valorizzazione dei rifiuti, è stato assolto da tutte le imputazioni, tra cui quella di concorso in illecita concorrenza aggravata da modalità mafiose e di turbativa d’asta. Anche in questo caso, la difesa, rappresentata dagli avvocati Armando Veneto e Vladimir Solano, ha saputo smontare le accuse, dimostrando la mancanza di prove a sostegno dell’imputazione.L’elenco degli assoluti si arricchisce con i nomi di Francesco Maisano, responsabile del settore tecnico del Comune di Melito Porto Salvo, Gabriele Vincenzo Familiari, dipendente della Ased, e Settimo Paviglianiti, ritenuto esponente di una cosca operante a San Lorenzo. Le assoluzioni di queste figure sottolineano la complessità di distinguere tra legittimo esercizio di funzioni pubbliche e comportamenti collusivi con la criminalità organizzata.La dichiarazione di prescrizione per gli altri imputati, ottenuta escludendo l’aggravante mafiosa, evidenzia un’ulteriore difficoltà incontrata dall’accusa. L’esclusione dell’aggravante, elemento cruciale per la procedibilità dei reati di stampo mafioso, ha comportato l’estinzione del processo per questi soggetti, a riprova delle complesse questioni interpretative e giuridiche che hanno caratterizzato l’intera vicenda.Il verdetto di “Ecosistema” non solo conclude un lungo iter giudiziario, ma apre interrogativi significativi sulla capacità dello Stato di contrastare efficacemente l’infiltrazione mafiosa nel settore dei servizi pubblici, sottolineando la necessità di rafforzare gli strumenti di prevenzione, di investigazione e di controllo per tutelare la legalità e la trasparenza nella gestione dei rifiuti e nella pubblica amministrazione. Il caso solleva inoltre la questione della corretta applicazione delle norme in materia di prescrizione e di aggravante mafiosa, elementi essenziali per garantire la giustizia e per punire i responsabili di comportamenti illeciti.

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