La lotta al femminicidio e alla violenza di genere non può essere delegata esclusivamente alle istituzioni politiche. Si tratta di un’emergenza complessa che richiede un’azione sinergica e capillare, un vero e proprio patto sociale che coinvolga attivamente famiglie, comunità locali, società civile organizzata, servizi sociali e, ovviamente, le forze dell’ordine e il sistema giudiziario. Come in una partita di calcio, il talento individuale, rappresentato dalle singole iniziative di sensibilizzazione o dai singoli interventi di tutela, è importante, ma è il gioco di squadra, la collaborazione e la condivisione di obiettivi, che possono portare alla vittoria.L’iniziativa promossa a Crotone, con la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni, del mondo ecclesiastico e delle associazioni, testimonia l’urgenza di questo approccio. Portare lo Stato “tra la gente”, come sottolineato dal questore Panvino, significa abbattere le barriere di distanza e diffidenza, rendendo tangibile la presenza e l’impegno delle istituzioni. Si tratta di ricostruire un rapporto di fiducia, di offrire certezze a chi si sente vulnerabile e solo. L’aumento delle denunce, pari al 70%, è un segnale incoraggiante, indice di una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini, che finalmente si sentono protetti e disposti a rompere il muro del silenzio.L’attivazione di un pool specializzato nei reati da codice rosso, sotto la guida del procuratore Guarascio, rappresenta un passo fondamentale per garantire una risposta tempestiva ed efficace alle vittime. La rapidità nell’avvio delle procedure di tutela è cruciale per prevenire ulteriori escalation di violenza e offrire un supporto concreto alle donne in pericolo. Il magistrato ha giustamente evidenziato la connessione profonda tra la cultura della sopraffazione tipica della criminalità organizzata, in particolare della ‘ndrangheta, e le dinamiche di violenza di genere. La preoccupazione per l’aumento di questi reati tra i giovanissimi è un campanello d’allarme che impone una riflessione profonda sulle cause e sulle strategie educative da adottare.La prefetta Ferraro ha sottolineato l’importanza di un cambiamento culturale radicale, che superi la paura e l’omertà, promuovendo un clima di rispetto e parità. La disponibilità di strumenti legali, incentivazioni economiche e servizi di supporto rappresenta un segnale tangibile di attenzione e protezione da parte dello Stato. L’educazione, in particolare quella dei giovani, assume un ruolo cruciale nella prevenzione della violenza, promuovendo il rispetto, l’empatia e l’uguaglianza di genere.Anche la Chiesa, come ha rimarcato il vescovo Torriani, può svolgere un ruolo significativo come luogo di ascolto, accoglienza e sensibilizzazione, grazie all’impegno di sacerdoti e laici. La capacità di individuare i segnali di disagio e di offrire un supporto concreto alle persone in difficoltà è un contributo prezioso per la costruzione di una comunità più giusta e solidale. La lotta al femminicidio non è solo una questione di ordine pubblico, ma soprattutto una sfida culturale che richiede un impegno costante e condiviso da parte di tutti. È un investimento nel futuro, nella costruzione di una società in cui ogni donna possa vivere libera da paura e violenza.
Femminicidio: Un Patto Sociale Contro la Violenza di Genere
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