sabato 11 Ottobre 2025
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Sanità calabrese: luci, ombre e un futuro da rifare.

Il sistema sanitario calabrese, nel contesto nazionale, si presenta con luci e ombre, come emerge dall’analisi del Rapporto Gimbe, che ne traccia un quadro complesso e in evoluzione.
Il finanziamento pro-capite, pur mostrando un incremento negli anni 2023 e 2024 – rispettivamente 2.091 e 2.182 euro – con un lieve superamento della media nazionale, non si traduce necessariamente in una migliore accessibilità o qualità dei servizi percepiti dai cittadini.
L’aumento delle risorse finanziarie, infatti, è mitigato da fattori strutturali e problematiche di implementazione delle riforme in atto.
Un segnale di allarme significativo è rappresentato dalla rinuncia alle prestazioni sanitarie, che nel 2024 ha interessato il 10% della popolazione calabrese, un dato superiore alla media nazionale (9,9%) e in crescita rispetto al 2023.

Questo fenomeno, che riflette la difficoltà di accesso ai servizi, la percezione di lunghe attese e la sfiducia nel sistema, incide negativamente sulla salute della popolazione e sulla sua qualità di vita.
L’aspettativa di vita alla nascita, indicatore chiave del benessere demografico, si attesta al 2024 a 82,3 anni, un valore leggermente inferiore alla media nazionale (83,4), evidenziando un divario che necessita di interventi mirati.
Questo divario può essere attribuito a una combinazione di fattori socio-economici, ambientali e, non ultimo, alla qualità e accessibilità dei servizi sanitari.

L’analisi della dotazione di personale sanitario rivela un quadro preoccupante.
La Calabria si attesta con 10,2 professionisti ogni 1.000 abitanti, significativamente inferiore alla media nazionale (11,9).

La carenza è particolarmente evidente tra medici (1,84 per 1.000 abitanti rispetto a 1,85 a livello nazionale) e infermieri (4 rispetto a 4,7), con un rapporto medici-infermieri (2,18 contro 2,54) che riflette una potenziale difficoltà nella gestione e nell’erogazione di cure complesse.
Questa carenza di personale, aggravata dalla mobilità verso altre regioni, impone strategie di reclutamento e fidelizzazione del personale sanitario.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un’opportunità cruciale per modernizzare il sistema sanitario calabrese, ma la sua implementazione procede a ritmi disomogenei.
Le Case della Comunità, fulcro della sanità territoriale, mostrano un’attivazione limitata: solo due strutture hanno attivato almeno un servizio, e due hanno raggiunto l’attivazione completa senza però garantire la presenza di personale medico e infermieristico.
Al contrario, le Centrali Operative Territoriali (COT) hanno raggiunto un livello di funzionamento e certificazione ottimale.

L’assenza di attività nelle Ospedali di Comunità, nonostante la programmazione di venti strutture, segnala un grave ritardo nell’implementazione di un modello di cura più vicino al territorio, capace di intercettare le esigenze di una popolazione anziana e con patologie croniche.

La mancata attivazione di queste strutture, che avrebbero dovuto alleggerire il carico sugli ospedali e migliorare l’assistenza primaria, solleva interrogativi sulla capacità amministrativa e sulla pianificazione strategica regionale.

La piena realizzazione del PNRR richiede un monitoraggio costante, una revisione delle procedure e un’accelerazione dei tempi per evitare che le risorse destinate alla sanità calabrese non vengano pienamente utilizzate.

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