Un’operazione dei Carabinieri della Stazione di Zungri, coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, ha portato al sequestro di beni per un valore complessivo di 144.000 euro, colpendo un uomo sospettato di aver percepito indebitamente prestazioni assistenziali sfruttando una presunta disabilità.
Il provvedimento, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari, suggella un’articolata indagine, avviata a gennaio, che ha messo a luce una sofisticata strategia volta a eludere i controlli e ad accumulare un patrimonio ingiustificato a spese della collettività.
L’inganno, protrattosi per ben sette anni e quattro mesi, si basava sulla falsa rappresentazione di una condizione di invalidità totale e permanente, che avrebbe reso l’indagato dipendente dall’uso della sedia a rotelle.
Tuttavia, le meticolose attività investigative dei Carabinieri, supportate da elementi oggettivi e riscontri diretti, hanno svelato la realtà: l’uomo era in grado di deambulare autonomamente e svolgeva le normali attività quotidiane senza difficoltà.
Questo comportamento ingannevole gli ha permesso di accedere a benefici economici destinati a soggetti effettivamente bisognosi, generando un danno significativo al sistema di welfare e lesinando risorse che avrebbero dovuto essere destinate a chi ne aveva realmente bisogno.
L’operazione non si è limitata all’accertamento della falsa disabilità, ma ha approfondito la ricostruzione del quadro finanziario e patrimoniale dell’indagato.
Con il supporto del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Vibo Valentia, i Carabinieri hanno tracciato i flussi di denaro, individuando beni immobiliari, conti correnti e altre disponibilità economiche che sono state sottoposte a sequestro preventivo.
Tale misura mira a garantire il recupero delle risorse illecitamente percepite e a soddisfare, in futuro, le richieste risarcitorie a tutela degli interessi pubblici lesi.
Il caso solleva interrogativi cruciali sull’efficacia dei controlli relativi all’erogazione delle prestazioni assistenziali e sulla necessità di rafforzare i meccanismi di verifica della veridicità delle dichiarazioni dei richiedenti.
L’operazione evidenzia come l’abuso di tali benefici non rappresenti solo una violazione della legge, ma anche un atto di ingiustizia sociale che danneggia l’intera comunità, minando la fiducia nel sistema di protezione sociale.
Il procedimento giudiziario è ora in corso e si prefigge di accertare la responsabilità dell’indagato e di quantificare il danno arrecato alla collettività, con l’obiettivo di perseguire attivamente chi cerca di sfruttare il sistema di welfare a proprio vantaggio.






