giovedì, 19 Giugno 2025
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Supermercati Paoletti: Richiesta di condanna per sfruttamento lavoro.

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L’inchiesta che ha scosso la comunità della piana di Catanzaro, incentrata su presunte pratiche di sfruttamento lavorativo all’interno dei supermercati del gruppo Paoletti, si è concretizzata in una richiesta di condanna da parte del sostituto procuratore Saverio Sapia. La vicenda, che coinvolge sedici persone, si articola in un quadro di presunte irregolarità gestionali e abusi nei confronti dei lavoratori impiegati nelle sedi di Montepaone, Soverato e Chiaravalle Centrale.Il fulcro della richiesta di pena si concentra sul titolare del gruppo, Paolo Paoletti, a cui il pubblico ministero contesta una pena severa di quattordici anni di reclusione, unitamente alla confisca del patrimonio aziendale. Questa richiesta riflette la gravità delle accuse, che vanno oltre la mera irregolarità contrattuale per toccare temi di sfruttamento e condizionamento psicologico.La moglie di Paoletti, Anna Valentino, e il suo braccio destro, Vittorio Fusto, dipendente di lunga data, sono accusati rispettivamente di nove anni e due mesi e sette anni undici mesi di reclusione. Tiziana Nisticò, collaboratrice fidata, si trova a fronteggiare una richiesta di quattro anni undici mesi. Anche Rosario Martinez, figlio del titolare, è coinvolto con una richiesta di un anno e quattro mesi, mentre Vito Doria, figura controversa in quanto conciliatore sindacale per la Uila, risponde ad una richiesta di due anni. La presenza di un rappresentante sindacale tra gli imputati solleva interrogativi sul ruolo delle organizzazioni sindacali nella tutela dei diritti dei lavoratori e sulla possibile compromissione della loro azione.L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza di Catanzaro, ha messo in luce un sistema di retribuzioni palesemente insufficienti, con una media di quattro euro all’ora per turni di lavoro che superavano costantemente le cinquanta ore settimanali. Questa condizione, già di per sé lesiva, si aggravava con la pratica, a quanto pare diffusa, di estorcazione di parte delle retribuzioni stesse, attraverso forme di coercizione e sfruttando la vulnerabilità economica dei dipendenti, minacciati di licenziamento. Questo aspetto, in particolare, evidenzia una dinamica di controllo e dominio che trascende la semplice irregolarità contrattuale, configurandosi come una vera e propria forma di criminalità organizzata legata al lavoro.Il processo ha visto la costituzione di parte civile da parte di ben cinquantuno lavoratori, testimoni diretti di queste condizioni degradanti. La loro partecipazione attiva al processo sottolinea l’importanza di dare voce alle vittime e di perseguire con fermezza i responsabili di tali abusi. Il caso Paoletti non è solo un processo penale, ma un campanello d’allarme sullo sfruttamento lavorativo sommerso, un’emergenza sociale che richiede un’azione sinergica tra istituzioni, sindacati e società civile per garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori e per promuovere un’economia più equa e sostenibile. La vicenda pone, inoltre, interrogativi cruciali sulla necessità di rafforzare i controlli, incentivare la denuncia e tutelare adeguatamente le vittime di sfruttamento lavorativo, offrendo loro sostegno legale, economico e psicologico.

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