La comunità di Pannaconi, frazione di Cessaniti, è scossa dalla tragica scomparsa di Maria Mamone, una donna di 37 anni la cui morte solleva interrogativi inquietanti sulla qualità dell’assistenza sanitaria ricevuta e sulla capacità di interpretazione dei sintomi acuti. Il decesso, avvenuto il 3 giugno, ha innescato un’indagine da parte della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, che ha disposto il sequestro della salma e l’apertura di un fascicolo per accertare eventuali negligenze mediche o responsabilità professionali.Il racconto dei familiari di Maria Mamone dipinge un quadro allarmante di ripetuti accessi al sistema sanitario, preannunciando una spirale di dolore e frustrazione. Nei mesi precedenti la morte, la donna aveva cercato aiuto presso i pronto soccorso degli ospedali di Tropea e Vibo Valentia, lamentando dolori toracici intensi e persistenti. In ciascuna di queste occasioni, nonostante la sofferenza espressa, la diagnosi preliminare si è limitata a formulare una condizione di ansia, minimizzando apparentemente la gravità del quadro clinico sottostante.La dinamica dell’ultimo intervento, avvenuto il 27 maggio con l’intervento del 118, evidenzia una progressiva perdita di fiducia nel sistema. L’intervento domiciliare, apparentemente rassicurante, si è concluso con un consiglio di ricorrere a supporto psicologico per gestire lo stress emotivo, senza approfondire ulteriori indagini diagnostiche. Questo episodio sottolinea una potenziale difficoltà nel discernere tra sofferenza psicologica e disagio fisico, con conseguenze potenzialmente fatali.L’autopsia, disposta dalla Procura, si preannuncia cruciale per determinare le cause precise del decesso e accertare se siano state commesse omissioni, errori diagnostici o sottovalutazioni che abbiano contribuito alla morte prematura di Maria Mamone. L’inchiesta si inserisce in un contesto più ampio di preoccupazioni emergenti nella provincia di Vibo Valentia, segnata nelle settimane precedenti da altri due decessi tragici: la perdita di Martina Piserà e del feto che portava in grembo, e la scomparsa di un altro feto prossimo alla nascita, mentre la madre è sopravvissuta. Questi eventi, sommati, alimentano un diffuso senso di smarrimento e la necessità di un’analisi approfondita delle procedure e dei protocolli sanitari in atto, al fine di garantire un livello di assistenza adeguato e tempestivo per tutti i cittadini, evitando che altre tragedie simili si ripetano. La vicenda solleva, inoltre, interrogativi sulla gestione del dolore e sulla necessità di un approccio multidisciplinare, che integri competenze mediche, psicologiche e sociali, per rispondere in modo efficace e umano alle esigenze dei pazienti.
Tragica morte a Pannaconi: indagine sulla qualità dell’assistenza.
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