Ritorno alle origini: il patrimonio vibonese arricchisce il Museo “Vito Capialbi” con un eccezionale corredo di reperti archeologici.
Domani, un evento di riconosciuta importanza segnerà un capitolo fondamentale nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale calabrese: la restituzione ufficiale, al Museo Archeologico Nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia, di dodici manufatti di pregevole fattura, sottratti al mercato illecito grazie all’operazione condotta dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia.
La cerimonia, intitolata “Riconnessioni: un tesoro per la comunità”, si terrà nel suggestivo Salone del Piovego presso Palazzo Ducale, preludio ad un nuovo capitolo per questi testimoni tangibili di un passato glorioso.
Questi reperti, frutto di un’indagine complessa che ha coinvolto diverse località, tra cui abitazioni private, un palazzo storico e un antiquario a Torino, costituiscono un’eccezionale finestra sulla Magna Grecia e sulla sua influenza nel territorio calabrese.
Il corredo restituito, un vero e proprio campionario di eccellenza della ceramica apula e non solo, comprende un cratere a mascheroni, espressione raffinata della ceramica figurata del IV secolo a.
C.
, decorato con vivaci sovra-dipinture in bianco e giallo, un’hydria e una kylix, entrambe emblematiche della produzione ceramica figurata, un’oinochoe, una lekythos, una testina fittile, una tanagrina, un askòs realizzato in terracotta e in bronzo, una piccola kore in bronzo, uno specchio in osso finemente decorato a sbalzo e, infine, un balsamario in vetro verde chiaro, quest’ultimo esempio di una maestria vetraria particolarmente apprezzata nell’antichità.
La restituzione, come sottolinea il Direttore della Direzione Regionale Musei Nazionali Calabria, Fabrizio Sudano, è il culmine di una sinergia esemplare tra le diverse istituzioni coinvolte: il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Venezia, e le altre realtà ministeriali impegnate nella tutela del bene culturale.
Si tratta di un esempio virtuoso di collaborazione interistituzionale, basato sulla professionalità, la dedizione e un impegno condiviso nella lotta al traffico illecito di beni culturali.
Per il Direttore del Museo Capialbi, Michele Mazza, questa restituzione non è solo un arricchimento del patrimonio museale, ma rappresenta anche un’opportunità strategica per ampliare il percorso di valorizzazione in atto nell’ambito del “Grande Progetto Beni Culturali”.
L’istituzione sta progettando la creazione di una sala dedicata ai reperti confiscati e restituiti, uno spazio museale innovativo che non si limiterà a esporre i manufatti, ma che narrerà anche la complessa vicenda del loro recupero, evidenziando il ruolo cruciale delle istituzioni nella difesa del patrimonio culturale e nella repressione dei reati ad esso correlati.
L’assegnazione di questi importanti reperti consolida il ruolo del Museo Capialbi come punto di riferimento imprescindibile per la ricerca, la conservazione e la trasmissione della memoria storica della regione.
Un patrimonio restituito alla comunità, pronto a raccontare la sua storia.






