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lunedì 3 Novembre 2025

Ponte Messina: Criticità, Dubbi e il Rischio per la Democrazia

La realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina continua a rappresentare un nodo critico per il panorama politico, amministrativo e tecnico italiano, sollevando interrogativi profondi sulla legittimità dei processi decisionali e sulla conformità alle normative europee.

Il gruppo Universitari Noponte, composto da un ampio network di studiosi provenienti da Atenei italiani, europei ed extraeuropei, ha recentemente riaperto il dibattito in un incontro presso l’Associazione Stampa Estera a Roma, evidenziando una serie di criticità che ne compromettono la sostenibilità e la correttezza.
Il fulcro delle preoccupazioni risiede in un marcato deficit democratico che affligge l’intero iter progettuale.

Si osserva una tendenza a privilegiare una logica tecnocratica, in cui l’imperativo della realizzazione dell’opera prevale sulla partecipazione pubblica e sulla valutazione critica degli impatti socio-ambientali.

Questa deriva dominantista, come sottolineato da Nadia Urbinati in collegamento da New York, rischia di erodere i principi fondamentali della democrazia, relegando la società civile a un ruolo marginale nel processo decisionale.
L’analisi tecnica presentata da Guido Signorino ha messo in luce vizi procedurali e incongruenze che negano al progetto la necessaria validazione.
La presunta “strategicità militare europea” invocata per giustificare l’opera si rivela infondata, come attestato da una missiva dell’Europarlamento che nega l’esistenza del documento di riferimento citato nella delibera governativa.
La mancanza del parere obbligatorio del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, aggirato dall’approvazione politica del Cipess, costituisce una grave violazione delle norme procedurali.
Le criticità si estendono anche al piano tecnico-urbanistico.

La collocazione del pilone lato Calabria, in un’area dichiarata inedificabile dalla Protezione Civile a causa della sua prossimità a una faglia sismica attiva, solleva seri interrogativi sulla sicurezza dell’opera.

Le simulazioni utilizzate per calcolare l’altezza del ponte, basate su condizioni ambientali irrealistiche e tendenziose, hanno portato a sovrastimare l’altezza libera, compromettendo la navigabilità dello Stretto.

Oltre ai problemi di carattere tecnico e amministrativo, il progetto rischia di compromettere la competitività del porto di Gioia Tauro, un asset strategico per l’economia calabrese.

Le valutazioni economiche, infine, sono afflitte da gravi lacune metodologiche e si basano su dati errati e stime palesemente contraddette dalla realtà.

La vicenda del ponte sullo Stretto, pertanto, si configura come un esempio emblematico di come la frettolosità politica e la mancanza di trasparenza possano compromettere la realizzazione di opere pubbliche, con rischi significativi per l’ambiente, l’economia e la tenuta democratica del paese.

È necessario un ripensamento radicale del progetto, basato su una più ampia partecipazione pubblica, sulla rigorosa applicazione delle norme europee e su una valutazione onesta e trasparente dei costi e dei benefici reali.

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