08 gennaio 2025 – 08:45
In questi giorni di festa, durante una conversazione con un amico proveniente da Milano, è emerso un interrogativo che ha suscitato in me un profondo rammarico: perché molte chiese storiche di Torino sono chiuse? La risposta è nota: i sacerdoti non hanno il tempo necessario per mantenerle aperte. Ma allora, perché non affidare l’apertura a volontari pensionati o giovani entusiasti? Questa soluzione potrebbe sembrare banale, ma non sarebbe forse in linea con l’invito già noto a coinvolgere i laici nelle attività della Chiesa?Questa situazione si protrae da troppo tempo e mi colpiscono alcune riflessioni al riguardo, partendo dalla tristezza che si prova nel vedere serrata la porta di una chiesa. Questo non riguarda solo la mancata possibilità di godere di un patrimonio per il quale lo Stato e le Fondazioni bancarie hanno investito somme considerevoli per il suo restauro. È soprattutto un segnale negativo dal punto di vista religioso.Mi sembra quasi la resa della comunità cattolica alla secolarizzazione o addirittura alla scristianizzazione della società. Sembra che l’importanza delle chiese storiche come luoghi di culto e testimonianza della fede stia svanendo, lasciando spazio a una visione materialistica e secolare del mondo. È urgente trovare nuove modalità per coinvolgere la comunità nella salvaguardia e valorizzazione di questi luoghi sacri, altrimenti rischiamo di perdere parte della nostra identità spirituale e culturale.Dobbiamo agire con determinazione per evitare che le chiese storiche diventino solo monumenti silenziosi del passato anziché luoghi vivi in cui la fede e la spiritualità possano continuare a crescere e ispirare le generazioni future. È tempo di riscoprire il valore intrinseco di queste testimonianze del nostro patrimonio religioso e culturale e impegnarci attivamente nella loro conservazione e promozione.
