Amir e Nattiv partono per un viaggio in Giappone alla ricerca di antichi manufatti, accompagnati dal maestro Bim, a Roma solo per pochi giorni.
Il futuro dell’Iran si prospetta luminoso grazie alla nuova generazione che sta emergendo, ma il cammino verso un cambiamento effettivo sarà lungo e tortuoso. Le donne stanno gradualmente acquisendo consapevolezza dei propri diritti, come quello di decidere autonomamente sul proprio corpo e di esprimersi liberamente attraverso le proprie scelte di abbigliamento. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, le leggi e le norme vigenti nel paese continuano a rappresentare ostacoli significativi per l’emancipazione femminile.L’incontro tra la judoka iraniana Leila e la sua allenatrice Maryam nel film “Tatami” offre uno spaccato della realtà vissuta da molte donne in Iran, costrette a confrontarsi con dilemmi morali e decisioni difficili imposte dalla società e dalle istituzioni. La storia di Leila, costretta a sacrificare la propria integrità per preservare la sicurezza della sua famiglia, mette in luce le pressioni esterne e gli obblighi imposti dalle autorità governative.Il regista Zar Amir, insieme al co-regista Guy Nattiv, ha sapientemente trasformato una vicenda ispirata a eventi reali in un potente racconto cinematografico che riflette le sfide e i conflitti interiori affrontati dalle donne iraniane. Attraverso personaggi come Leila, ispirati ad atlete coraggiose come Sadaf Khadem, Elnaz Rekabi e Kimia Alizadeh, il film pone l’accento sull’importanza della ribellione individuale e del coraggio nell’affermare la propria identità contro ogni forma di oppressione.La performance straordinaria dell’attrice Arienne Mandi nel ruolo di Leila testimonia non solo il talento artistico ma anche l’impegno fisico e emotivo richiesto per interpretare un personaggio così complesso. Il suo coinvolgimento nel progetto cinematografico “Leggere Lolita a Teheran”, insieme a Golshifteh Farahani, conferma il suo ruolo centrale nella promozione della cultura iraniana attraverso il cinema.”Tatami” rappresenta un importante passo avanti nella collaborazione artistica tra registi provenienti da contesti culturali diversi come Iran e Israele. La capacità di unire visioni creative distinte per dare voce a storie universali dimostra il potenziale trasformativo dell’arte nel superare divisioni politiche ed etniche.