Controllo sociale in Iran: repressione delle donne senza velo e proteste repressive

L’Iran si prepara a intensificare il controllo sulle donne che scelgono di non indossare il velo, annunciando una nuova fase della repressione con l’operazione Nour, parola che in italiano significa “luce”. Il capo della polizia di Teheran, Abasali Mohammadian, ha minacciato sanzioni severe per coloro che osano sfidare l’autorità imposta sull’hijab, obbligatorio nella Repubblica islamica dal 1979. Questa decisione arriva dopo le proteste scoppiate nel 2022 a seguito della tragica morte di Mahsa Amini, una giovane curdo-iraniana brutalmente uccisa mentre era detenuta dalla polizia morale per non aver rispettato le regole sul velo islamico.L’omicidio di Mahsa ha generato indignazione a livello internazionale e ha alimentato un movimento di protesta tra attivisti e studenti iraniani, spesso represso con violenza dalle autorità. Le manifestazioni sono state represse con arresti arbitrari, torture e persino condanne a morte. L’Iran sembra quindi voler rafforzare il proprio controllo sociale e politico attraverso la coercizione e la violenza nei confronti delle donne che scelgono di esprimere la propria libertà individuale.Questa escalation nella repressione dell’hijab potrebbe avere conseguenze significative sulla società iraniana, alimentando ulteriori tensioni tra il governo autoritario e i cittadini desiderosi di maggiore libertà e diritti umani. La situazione appare sempre più tesa e precaria, con le donne costrette ad affrontare continue minacce e limitazioni alla propria autonomia personale. Resta da vedere come evolverà questa situazione e se ci sarà spazio per un cambiamento positivo verso una maggiore tolleranza e rispetto dei diritti fondamentali delle persone in Iran.