06 luglio 2024 – 10:45
Vent’anni di convivenza segnati da rigide e spesso irrazionali regole. La moglie e madre di due figlie, un giorno, ha deciso di porre fine al codice comportamentale imposto dal marito e lo ha denunciato per violenza psicologica. L’uomo è stato condannato a tre anni di reclusione per maltrattamenti e stalking, con l’obbligo di versare 10mila euro all’ex moglie e 3mila euro a ciascuna delle figlie. La donna ha raccontato di aver intrapreso il cammino verso la liberazione solo dopo essersi rivolta al centro antiviolenza, dove ha imparato a riconoscere gli schemi dannosi grazie all’aiuto di psicologi e operatori specializzati.Quando la vittima ha deciso di denunciare il marito, le è stato concesso un provvedimento restrittivo che ne impediva l’avvicinamento. Tra le regole assurde imposte dall’uomo vi erano divieti alimentari come quello di consumare carne di cavallo o preparare piatti come il vin brulè o lo zabaione, considerati “da vecchi”. Inoltre, imponeva alla moglie di non sprecare nemmeno una briciola di pane, costringendola a raccoglierle se cadevano a terra. La insultava definendola grassa e le vietava persino gli spuntini.In cambio del suo lavoro part-time, le assegnava compiti domestici arbitrariamente decisi da lui e dettava il budget familiare limitando anche acquisti necessari come una lavastoviglie. Le vacanze erano bandite per risparmiare denaro. Dopo la separazione, l’uomo avrebbe iniziato a pedinare la ex moglie danneggiandone i beni personali, spingendo così la donna a ricorrere alle vie legali per difendersi.La difesa dell’accusato tentava di giustificare il comportamento tossico della relazione sostenendo che entrambi i partner si fossero resi protagonisti di offese reciproche e piccoli atti vendicativi.