Nel periodo compreso tra il 2018 e il 2023, si è registrato un totale di circa 15.000 dipendenti della pubblica amministrazione coinvolti in misure disciplinari quali sospensioni o licenziamenti. In particolare, la maggior parte di tali provvedimenti, pari al 30%, è stata adottata nel settore sanitario con ben 4.666 casi di gravi infrazioni disciplinari, seguito dal gruppo Ministeri-Agenzie che ha registrato 4.181 casi, corrispondenti al 27% del totale.A seguire, troviamo le amministrazioni comunali con 3.138 casi di sospensioni e licenziamenti, equivalente al 20% del totale; le istituzioni scolastiche con 1.625 casi (11%); la categoria degli enti pubblici vari con il 4%; le regioni con il 3%, e infine università e province ferme entrambe al 2%. Questi dati emergono da un’analisi condotta dal Centro Studi Enti Locali basata sulle informazioni più recenti fornite dal Ministero per la Pubblica Amministrazione.Nel corso dell’anno 2023, così come negli anni precedenti, si è registrato un numero di licenziamenti pari a circa 650 dipendenti: la causa principale (35%) è stata rappresentata dalle assenze ingiustificate dal servizio, ovvero quei dipendenti che non hanno comunicato l’impossibilità di presentarsi al lavoro o che hanno fornito certificati medici falsi attestanti malattie inesistenti. Al secondo posto si collocano i licenziamenti legati a reati, che costituiscono il 33% del totale; mentre nel restante 26% dei casi sono state rilevate violazioni delle norme aziendali, negligenza, false dichiarazioni o comportamenti scorretti nei confronti dei superiori, colleghi e utenti.
Crisi disciplinare nella pubblica amministrazione: 15.000 dipendenti coinvolti tra il 2018 e il 2023
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