Il numero dei lavoratori coinvolti da crisi industriali continua a crescere, con 2.547 nuovi casi aggiunti ai dati già denunciati a gennaio, portando il totale a 58.026 secondo quanto dichiarato dalla Cgil. Tuttavia, il segretario confederale Pino Gesmundo mette in luce un ulteriore rischio per altri 120mila lavoratori nei settori in crisi che devono affrontare transizioni o riconversioni produttive. Le crisi regionali non sono da meno, con 32mila lavoratori a rischio solo nelle regioni di Puglia e Veneto.La situazione si complica ulteriormente con l’anticipazione al 2025 della chiusura delle centrali Enel a carbone di Civitavecchia e Brindisi, che comporterà circa tremila esuberi nell’indotto. Questo scenario allarmante evidenzia la necessità di affrontare con urgenza le sfide legate alla gestione delle crisi industriali e alle trasformazioni del mercato del lavoro.La Cgil si impegna a monitorare da vicino la situazione e a promuovere politiche industriali ed energetiche sostenibili, oltre a sostenere misure volte a garantire una transizione equa per i lavoratori coinvolti. È fondamentale agire tempestivamente per evitare un aumento dei casi di disoccupazione e per favorire lo sviluppo di settori più resilienti e orientati al futuro.
Crisi industriali in aumento: 58.026 lavoratori coinvolti, rischio per altri 120mila
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