A Cuneo, una profonda crisi etica e istituzionale scuote il tessuto dell’assistenza a persone vulnerabili.
L’arresto della direttrice, Emanuela Bernardis, e della coordinatrice, Marilena Cescon, del centro diurno che accoglie ragazzi con autismo e disabilità intellettive, apre un secondo atto di un’inchiesta complessa che getta ombre inquietanti sulla cooperativa sociale “Per Mano”.
L’indagine, già in corso con un primo filone destinato a culminare in un processo a fine anno, rivela un quadro allarmante di presunte violenze, negligenza e un clima di profonda sopraffazione all’interno della struttura.
Il primo filone dell’inchiesta aveva già evidenziato una situazione di degrado, segnalando ripetute umiliazioni verbali, punizioni arbitrarie e un generale senso di precarietà che permeava la vita dei ragazzi ospiti.
L’arresto di Bernardis e Cescon, in questo contesto, suggerisce un coinvolgimento apicale nella gestione di tale ambiente disfunzionale.
A carico degli indagati, oltre alle accuse di maltrattamenti, si ipotizza un grave deficit di attenzione e di risposta ai bisogni primari e assistenziali di quindici ragazzi, alcuni dei quali minorenni al momento dei fatti.
Le accuse, che emergono dalle indagini e dalle testimonianze raccolte, dipingono scenari agghiaccianti.
Si parla di aggressioni fisiche, come il presunto colpo con una scarpa al volto inferto da un infermiere, e di pratiche psicologicamente dannose, come la presunta compressione genitale con il ginocchio da parte della psicologa, utilizzata come presunto metodo per reprimere comportamenti ritenuti “inadeguati”.
Questi episodi, se confermati, rappresentano una gravissima violazione dei diritti fondamentali di persone particolarmente fragili, che necessitano di protezione e cura, non di abusi e degradazione.
L’ampliamento dell’indagine coinvolge ora anche altri operatori sanitari, inizialmente non inclusi nell’accusa, e ha portato alla disposizione di domiciliari e divieti di avvicinamento, alcuni dei quali monitorati con braccialetto elettronico, in attesa di ulteriori accertamenti.
La vicenda solleva interrogativi urgenti sulla vigilanza e il controllo delle strutture che accolgono persone con disabilità, sulla formazione del personale e sulla cultura dell’organizzazione all’interno della cooperativa “Per Mano”.
La giustizia è chiamata a fare luce sulla verità, garantendo giustizia per le vittime e prevenendo che simili tragedie si ripetano in futuro.
Il caso di Cuneo rappresenta una ferita profonda nel tessuto sociale, un campanello d’allarme che richiede un’azione tempestiva e determinata per tutelare i diritti di chi non può difendersi da solo.






