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lunedì 3 Novembre 2025

Fascistella: Ipocrisia e Odio nella Chat di Monza

L’ipocrisia si rivela in forme sempre più sgradevoli: ci si erge a paladini dei diritti umani mentre si giustifica la detenzione arbitraria di una giornalista, esigendo persino la sua eliminazione con minacce dirette al Presidente della Repubblica.
Si pretende di illuminare sulle dinamiche delle molestie da parte di chi ne è oggetto, si offre una lettura del bodyshaming da chi lo pratica incessantemente, si definisce il femminismo con espressioni sessiste e denigratorie, si condanna il razzismo con proclami intrisi di odio antisemita.
Questo scenario inquietante emerge da una chat WhatsApp, ribattezzata “Fascistella”, al centro di un’indagine per stalking a Monza, che coinvolge Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene.
Le conversazioni, venute alla luce grazie alle pubblicazioni de *Il Fatto Quotidiano*, *Corriere della Sera* e *Repubblica*, svelano un’escalation di insulti e denigrazioni rivolti a un ampio spettro di figure pubbliche.
Sergio Mattarella e Liliana Segre sono solo le prime vittime di un’ondata di violenza verbale, che poi si estende a Michela Murgia, Paolo Mieli, Roberto Saviano, Carlo Calenda, Fabio Fazio, Selvaggia Lucarelli e, in ultima analisi, Cecilia Sala, la cui esperienza di prigionia a Teheran ha segnato profondamente il suo percorso.
Le espressioni utilizzate non risparmiano epiteti sprezzanti come “vecchio di m.

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” riferito al Presidente della Repubblica o l’oltraggioso “vecchia nazi” rivolto a Liliana Segre, testimonianza di un’intolleranza radicale e di una profonda mancanza di rispetto verso l’umanità altrui.
La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla natura dell’attivismo contemporaneo, sul rapporto tra opinione e diffamazione, e sulla responsabilità individuale di chi si erge a voce per gli altri, tradendo però i principi fondamentali di un confronto civile e costruttivo.
La “Fascistella” diventa così un simbolo di come l’intolleranza possa mascherarsi da impegno sociale, e di come la critica possa degenerare in un attacco personale gratuito e dannoso.

Il caso evidenzia, inoltre, la fragilità del dibattito pubblico e la necessità di difendere con fermezza i valori della libertà di espressione, del rispetto e della tolleranza, riconoscendo che la critica costruttiva deve rimanere ben distinta dall’odio e dalla diffamazione.

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