La giornata di Marzabotto, 29 settembre, si è tinta di un’eco potente e complessa, un grido di dissenso che si è intrecciato con la memoria di un passato tragico. Oltre mille persone hanno partecipato alla manifestazione nazionale “Save Gaza – Fermate il governo di Israele”, un corteo itinerante che ha attraversato il territorio comunale, coinvolgendo realtà sociali, sindacali e politiche di ampio respiro. L’adesione di organizzazioni come le Acli, l’Arci, l’Anpi e la Cgil, affiancata dal sostegno di una decina di Comuni emiliani, tra cui Bologna e Reggio Emilia, testimonia la portata e la complessità del movimento.Il concentramento iniziale, al Parco Peppino Impastato, ha visto l’affluenza di una folla che si è poi incrementata in Pian di Venola, con l’obiettivo di raggiungere il Poggiolo, dove l’attesa era per un pubblico stimato di diecimila persone, un numero paragonabile a quello delle celebrazioni del 25 aprile, giorno simbolo della Liberazione. Figure istituzionali e rappresentanti delle organizzazioni promotrici, come il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, la sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi e il presidente dell’Ucoii Yassine Lafram, hanno dato il via al corteo, reggendo lo striscione che sintetizzava le motivazioni della protesta.L’evento, svolto sotto un caldo torrenziale – con temperature che hanno superato i trenta gradi – ha richiesto un’organizzazione logistica complessa, con punti di ristoro idrico e servizi igienici lungo il percorso, e una struttura di accoglienza in vetta. Un supporto fondamentale è stato fornito dalla Protezione Civile regionale, che, in concomitanza con l’iniziativa, stava conducendo un’esercitazione a Pian di Venola, garantendo sicurezza e assistenza.Ma la manifestazione non è stata solo una presa di posizione politica. Ha avuto un significato storico profondo. Il percorso scelto ha ripercorso le tappe della più vasta strage nazifascista perpetrata in Italia, un evento che vide l’atroce annientamento di 775 persone innocenti nei Comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi tra il 29 settembre e il 6 ottobre del 1944. Quel tragico capitolo della storia italiana, un monito contro ogni forma di violenza e oppressione, è stato il filo conduttore dell’intera iniziativa, un richiamo alla memoria e un invito a vigilare affinché simili atrocità non si ripetano, in Italia e nel mondo, con particolare riferimento alla situazione umanitaria in corso nella Striscia di Gaza. La manifestazione si è dunque configurata come un ponte tra due tragedie, un richiamo all’antifascismo e alla solidarietà internazionale.