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Nuova svolta Poggi: analisi del DNA ungueale al centro dell’indagine.

La nuova indagine sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, si concentra ora sull’analisi del materiale genetico recuperato dalle unghie della vittima, un’evidenza che si presenta come una potenziale svolta nel caso.

Le dichiarazioni del genetista Marzio Capra, figura di riferimento per la famiglia Poggi, rilasciate al termine dell’udienza dinanzi alla giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli, suggeriscono una prospettiva significativa: l’analisi del DNA estratto dai margini ungueali, sebbene complessa, potrebbe fornire elementi cruciali per l’identificazione di un possibile coinvolto.

La peculiarità dell’analisi del DNA ungueale risiede nella sua delicatezza e nelle sfide che presenta.
A differenza di campioni ossei o tessutali, il materiale genetico presente sulle unghie è estremamente scarso e spesso contaminato da DNA ambientale o appartenente alla vittima stessa.
La corretta estrazione e amplificazione del DNA, unitamente all’accurata valutazione della sua integrità, richiede competenze specialistiche e metodologie avanzate per minimizzare il rischio di errori interpretativi.
La possibilità di ottenere un profilo genetico sufficientemente chiaro e privo di ambiguità è quindi condizionata da una serie di variabili tecniche e statistiche.

Le accuse, supportate dai consulenti della Procura, ritengono che uno dei due profili genetici isolati dalle unghie di Chiara Poggi possa essere attribuito ad Andrea Sempio, l’unico indagato per concorso nell’omicidio.

Questa presunta corrispondenza genetica rappresenta un elemento di prova potenzialmente determinante per ricostruire le dinamiche del crimine e stabilire il ruolo di Sempio.

La rilevanza di questa evidenza risiede nella possibilità di collegare direttamente l’indagato alla scena del delitto, suggerendo una sua presenza fisica durante l’aggressione.
Tuttavia, le difese, sia di Sempio che della famiglia Poggi, hanno tradizionalmente espresso forti riserve sulla validità e l’affidabilità del materiale genetico recuperato.
Le contestazioni si concentrano sulla potenziale contaminazione del campione, sulla insufficiente quantità di DNA disponibile e sulla possibilità di errori nell’interpretazione dei risultati.

La mancanza di un consenso unanime sulla qualità del materiale genetico solleva interrogativi sulla sua ammissibilità come prova in sede giudiziaria e sulla sua capacità di supportare una condanna.
L’analisi del DNA ungueale si configura, pertanto, come un punto cruciale della nuova indagine, un crocevia di competenze scientifiche e considerazioni legali.

L’esito di questo confronto genetico determinerà in larga misura l’evoluzione del processo e la possibilità di fare luce su una vicenda ancora avvolta nel mistero, un omicidio che ha profondamente segnato la comunità di Garlasco e che continua a interrogare l’opinione pubblica.

L’attenzione ora è puntata sulla capacità della scienza di fornire risposte certe, superando le incertezze e le controversie che hanno caratterizzato la vicenda sin dall’inizio.

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