La giornata d’addio era stata imprevedibile, anche per i più stretti collaboratori di Papa Francesco: nessun calendario ufficiale aveva segnalato la data del trapasso, solo un annuncio improvviso e conciso da parte del Vaticano. Le rose bianche, simbolo della sua stessa missione e delle sue lotte per l’umanità, erano state scelte dai suoi fedeli per omaggiare il pontefice uscente in quel luogo così caro a lui, dove aveva trascorso molte ore in preghiera ed era sempre stato accolto con entusiasmo. Gli occhi lucidi di chi piange l’amico non celavano la gratitudine per quanto era stato fatto, ma neanche il dolore della separazione: le ultime parole del Papa avevano chiarito che solo a Santa Maria Maggiore avrebbe voluto essere sepolto. Era un’ultima richiesta, un segno d’amore verso l’Italia e la sua gente, un ringraziamento per tutti i momenti di gioia e di speranza trascorsi insieme.Nella piazza si era radunata una folla composta da persone appartenenti a tutte le fasce sociali: vecchi e giovani, famiglie con bambini piccoli, rappresentanti delle autorità locali e della Chiesa, un’immensa assemblea silenziosa ma vibrante di emozioni. Tutti erano lì per onorare il memoria dell’uomo che aveva lasciato un segno indelebile nella storia della Chiesa e del mondo intero: con la sua rinuncia al trono pontificio, Papa Francesco aveva espresso un atto profondo di amore per l’umanità e per Dio, dimostrando che la vera ricchezza si trova nelle relazioni, non nei beni materiali. In quel momento, le rose bianche sussurravano segreti al vento, simboleggiando il cuore del Papa, pronto a lasciare questo mondo ma sempre legato alla sua gente.I volti della folla erano incorniciati da un alone di tristezza, ma anche da un barlume d’incertezza: come avrebbero ricordato l’uomo che era stato al timone dell’Unione Mondiale delle Chiese? Quali messaggi avrebbe trasmesso alla comunità mondiale la sua partenza? Ma le sue parole del 9 gennaio avevano già aperto la strada: “L’amore di Dio ci accompagna attraverso la morte e nella morte”. E non era forse il suo pontificato stato un lungo atto d’amore, uno stendere sempre più largo dell’abbraccio divino sulla terra? La sua scomparsa sarebbe stata una nuova opportunità per ricordare che nulla si perde per eternità in Dio.
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