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martedì 4 Novembre 2025

Pasolini, 50 anni dopo: un’eredità scomoda e viva.

Cinquant’anni.
Un cinquantennio che pesa come una sentenza incombente, segnando il tempo trascorso da quel 2 novembre 1975, giorno in cui il litorale romano, il suo idroscalo, divenne teatro di una perdita incalcolabile per la cultura italiana e mondiale.

Pier Paolo Pasolini, figura poliedrica e scomoda, intellettuale radicale, poeta viscerale, narratore coraggioso, regista innovativo, ci ha lasciati a soli 53 anni.

La sua morte, ancora avvolta in un velo di ambiguità e sospetti, continua a interrogare, a sollecitare riflessioni, a generare dibattiti appassionati.

La scomparsa di Pasolini non fu semplicemente un decesso: fu l’irruzione brutale di un’ombra nella lucentezza del pensiero, un’interruzione violenta di una voce che osava denunciare le contraddizioni del potere, la disumanizzazione della società consumistica, la perdita di autenticità.
Le sue opere, che spaziano dalla poesia al romanzo, dal saggio cinematografico alla sceneggiatura, costituiscono un affresco impietoso e al contempo poetico dell’Italia del boom economico e dei suoi lati oscuri.
Il suo sguardo acuto e spesso provocatorio si posò sui margini, sulle periferie, sulle vite spezzate, dando voce a chi non ne aveva, denunciando l’ipocrisia borghese e le derive del progresso.

Il suo cinema, sperimentale e controcorrente, ha saputo catturare l’essenza di un’epoca, restituendoci immagini indimenticabili e personaggi indimenticabili.
La sua poesia, intensa e visionaria, ha saputo scavare nel profondo dell’animo umano, rivelando le sue fragilità, le sue passioni, i suoi tormenti.

Le iniziative commemorative sparse in tutta la nazione, da Ostia, luogo del lutto e del mistero, a Casarsa della Delizia, la sua terra d’elezione, testimoniano la persistente eco del suo pensiero e la sua ineludibile rilevanza per le generazioni successive.
Non si tratta solo di commemorare un uomo, ma di riaccendere il dibattito che egli stesso ha aperto, di confrontarci con le sue domande scomode, di rinnovare il nostro impegno per un mondo più giusto, più umano, più autentico.

Pasolini ci sfida ancora, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, a guardare in faccia la realtà, a non smettere di sognare, a non rinunciare alla speranza.

La sua eredità intellettuale rimane un faro, una bussola per orientarci nel labirinto del presente.

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