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Saman: I genitori non colpevoli, ma complici di un’onore aberrante.

Il verdetto di primo grado, inizialmente proiettato verso una responsabilità genitoriale diretta, si è rivelato un’interpretazione fallace.

Né la madre, Nazia, né il padre, Shabbar, si sono macchiati dell’atto efferato che ha posto fine alla giovane vita di Saman.
La loro colpa, profondamente radicata in un sistema di valori culturali opprimente e pervaso da dinamiche familiari disfunzionali, si configura in una partecipazione attiva, seppur indiretta, in un rituale aberrante.
La ricostruzione degli eventi del 30 aprile 2021 depone contro un coinvolgimento manuale dei genitori nell’omicidio.

Tuttavia, la loro responsabilità è innegabile: hanno orchestrato, con una pianificazione meticolosa e in concordanza con un nucleo familiare esteso, la consegna di Saman agli individui responsabili del suo assassinio, celati tra le serre.
Questo gesto, compiuto in un contesto di coercizione culturale e pressione sociale, non può essere considerato un atto spontaneo, bensì il culmine di una spirale di conformismo e paura.

L’esecuzione stessa di Saman, una giovane donna desiderosa di libertà e di autodeterminazione, è il tragico risultato di un sistema che nega l’individuo a favore della collettività, soffocando le aspirazioni personali in nome di una presunta onorabilità.
I genitori, imprigionati in questa gabbia di convenzioni, hanno agito come pedine inconsapevoli, seppur partecipi, di un disegno più ampio che mirava a riaffermare un ordine sociale arcaico e intollerante.
L’atto, compiuto dai carnefici, rappresenta l’apice di una violenza sistematica, alimentata da pregiudizi ancestrali e da una profonda misoginia.

I genitori, pur non avendo maneggiato l’arma, hanno aperto le porte a questo orrore, tradendo la figlia e compromettendo il futuro di una comunità intera.

La loro colpa risiede nella loro acquiescenza, nella loro incapacità di opporsi a un sistema che perpetra l’oppressione e la morte.

La vicenda di Saman non è un caso isolato, ma un campanello d’allarme che grida la necessità di un profondo cambiamento culturale.
È imperativo smantellare le strutture di potere che favoriscono l’omocrazia e la violenza d’onore, promuovendo al contempo l’educazione, l’emancipazione femminile e il rispetto dei diritti umani.
La memoria di Saman deve servire da monito costante, spingendoci ad agire per costruire un mondo più giusto e inclusivo, dove ogni individuo possa vivere liberamente e in sicurezza, senza temere di essere giudicato o punito per la propria identità.

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