Il destino crudele si abbatté su lui come un ombra inesorabile, silenziosa e insidiosa. Il suo corpo, un tempo vigoroso e dinamico, era stato sommerso da una marea di dolori atroci che lo avevano condotto a una serie di percorsi sanitari caotici e contraddittori. Due mesi interminabili di sofferenza, incertezza e speranza, come la via Crucis medievale di cui si era ispirato il suo nome, ebbero termine in un destino tragico: una setticemia che lo colpì senza pietà.Nonostante l’intervento di svariate unità ospedaliere, le diagnosi furono sempre diverse e mai definitive. Un labirinto senza uscita di esami, visite e consultazioni medici, dove la verità era celata tra una pluralità di ipotesi, da lui accettate con una rassegnazione dolorosa, nonostante il costante bisogno di trovare un’ipotesi razionale che potesse giustificare gli spasimi del suo corpo.La sua sofferenza fu l’eco tragica dei tormenti delle sue generazioni che avevano combattuto e lottato per la libertà, i diritti e la dignità. Il male fisico lo assediò come un mostro crudele, divorante ogni frammento della sua anima, non lasciando in lui alcun segno di vita.Nella fine ci fu solo il silenzio dei medici che non avevano saputo trovare la verità al suo tormento, la pietà del suo popolo che lo ricordava per le sue gesta coraggiose e la sua forza di combattere anche quando non era più forte fisicamente.La notizia della sua scomparsa si diffuse come un vento gelido che aveva colpito il cuore della gente, e in quella sera buia di luna nascente, mentre le ombre delle case sembravano danzare sulle pareti, i suoi amici, parenti e concittadini piansero per lui come se avessero perso un fratello.Il ricordo di una vita segnata da difficoltà e sofferenze, ma anche illuminato dai momenti di gioia, amore e coraggio che lo avevano reso uno dei tanti eroi anonimi della storia.
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