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giovedì 30 Ottobre 2025

Venditti, nuova richiesta di sequestro: intreccio con Poggi e Sempio

La vicenda giudiziaria che coinvolge l’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, si arricchisce di una nuova, significativa fase.
Per la terza volta, la Procura di Brescia ha avanzato richiesta di sequestro degli strumenti informatici in possesso di Venditti, un atto che riflette la profondità e la complessità delle indagini in corso.
L’accusa di corruzione in atti giudiziari che pende su Venditti è legata a presunte irregolarità risalenti al 2017, quando, secondo le risultanze investigative, avrebbe condizionato l’archiviazione del caso riguardante Andrea Sempio.

Questa dinamica assume un peso ancora maggiore se contestualizzata nell’ambito della riapertura delle indagini sulla tragica morte di Chiara Poggi, avvenuta il 13 agosto 2007.

Sempio, figura centrale nella vicenda, è ora nuovamente sotto inchiesta proprio in relazione all’omicidio Poggi, sottolineando come le decisioni processuali prese in passato possano avere conseguenze durature e potenzialmente distorcere il percorso della giustizia.

L’estensione del provvedimento di sequestro non si limita a Venditti.
La Procura ha incluso anche gli apparentemente estranei carabinieri Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, figure non indagate direttamente, ma presumibilmente in possesso di informazioni rilevanti per il caso.

Questa scelta investigativa suggerisce un’indagine capillare volta a ricostruire l’intera rete di relazioni e gli eventuali collegamenti che avrebbero potuto influenzare le decisioni giudiziarie.
Il sequestro degli strumenti informatici mira a recuperare dati, comunicazioni e documenti digitali che possano gettare luce sulle presunte irregolarità, sulle motivazioni che hanno portato all’archiviazione del caso Sempio e sul ruolo, seppur indiretto, dei carabinieri coinvolti.

L’analisi di email, messaggi, file e registrazioni potrebbe rivelare nuove prove, confermare o smentire le accuse e, in definitiva, contribuire a fare luce sulla vicenda, restituendo giustizia alla famiglia Poggi e rafforzando la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario.

La vicenda solleva questioni cruciali sull’indipendenza della magistratura, sulla correttezza delle indagini preliminari e sulla responsabilità dei funzionari pubblici.
Il ruolo della Procura di Brescia, che ha dimostrato una determinazione incalzante nel perseguire la verità, è fondamentale per chiarire le zone d’ombra e garantire che i responsabili, a qualsiasi livello, siano chiamati a rispondere delle proprie azioni.
L’intera vicenda rappresenta un monito sull’importanza di trasparenza, integrità e responsabilità all’interno del sistema giudiziario, per preservare la sua credibilità e la fiducia pubblica.

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