La giovane femmina di lupo appenninico, stimata intorno ai due anni di età, prelevata ad Agnone (Isernia) il 10 giugno, ha intrapreso un nuovo capitolo nella sua esistenza. L’episodio che ha portato alla sua cattura, un confronto apparentemente minore con una giovane donna nel tessuto urbano, ha sollevato complesse questioni di convivenza tra uomo e fauna selvatica, richiamando l’attenzione sulla fragile relazione che lega le comunità rurali alla conservazione del lupo appenninico, specie iconica e cruciale per l’equilibrio degli ecosistemi montani.Ora, la lupa è stata accolta nell’Area Faunistica del Lupo Appenninico di Civitella Alfedena, un centro specializzato all’interno del prestigioso Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Questa struttura, dedicata alla ricerca, all’educazione ambientale e alla cura di esemplari in difficoltà, offre un ambiente controllato e sicuro per la sua riabilitazione e osservazione. Il ricovero in isolamento è una prassi prudenziale, volta a prevenire stress o conflitti con altri lupi presenti nell’area, e a permettere ai veterinari e ai biologi di valutare accuratamente le sue condizioni fisiche e comportamentali.La vicenda non si limita a un episodio di cattura e trasferimento. Essa si inserisce in un contesto più ampio di frammentazione dell’habitat, pressione antropica e persistenti difficoltà nella gestione di un territorio complesso come quello appenninico. La presenza del lupo, dopo decenni di assenza, ha generato reazioni contrastanti: da un lato, l’entusiasmo per il ritorno di una specie storica, simbolo di resilienza e biodiversità; dall’altro, preoccupazioni legate a potenziali danni al bestiame e a conflitti con le attività umane.L’Area Faunistica di Civitella Alfedena rappresenta un punto strategico per approfondire la conoscenza del comportamento del lupo, individuare possibili strategie di mitigazione dei conflitti e promuovere una cultura di rispetto e coesistenza. Attraverso l’osservazione diretta, l’analisi del DNA e studi comportamentali, i ricercatori sperano di comprendere meglio le dinamiche che hanno portato alla discesa della lupa in un contesto urbano e di fornire strumenti utili per la sua futura gestione. L’episodio pone quindi l’imperativo di investire in misure di prevenzione, come recinzioni elettrificate per proteggere il bestiame, programmi di educazione per sensibilizzare la popolazione locale e protocolli chiari per la gestione degli avvistamenti e degli eventuali attacchi. La sua storia è un monito e un’opportunità per rafforzare la collaborazione tra enti parco, comunità locali e istituzioni, al fine di garantire un futuro sostenibile per il lupo e per le persone che vivono nel suo territorio.