La linea sottile tra esistenza vissuta e rappresentazione artistica si fa via via più sfumata nell’esperienza di Angelina Jolie, un tema che Alice Winocour esplora con acuta sensibilità in “Couture”.
Il film, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e destinato alla distribuzione cinematografica nel 2026 grazie a Plaion Pictures, si configura non solo come una narrazione autonoma, ma anche come un’immersione, per quanto mediata, nel mondo interiore di una figura pubblica costantemente sotto i riflettori.
Jolie, interprete e coproduttrice, offre al pubblico un’opportunità unica di avvicinarsi a un’indagine complessa.
“Couture” non è un biopic nel senso tradizionale del termine.
Piuttosto, Winocour utilizza la figura di Jolie come lente attraverso la quale analizzare i meccanismi della fama, la costruzione dell’immagine e il peso del ruolo pubblico.
Il titolo stesso, evocativo dell’alta moda, suggerisce una riflessione sulla sartoria dell’identità, su come l’apparenza venga cucita addosso per soddisfare aspettative esterne e proteggere una vulnerabilità intrinseca.
Il film si addentra in un’esplorazione del trauma, della resilienza e della necessità di trovare un significato in un panorama spesso spietato.
Attraverso una narrazione non lineare, frammentata, quasi come un mosaico di ricordi e sensazioni, Winocour dipinge il ritratto di una donna che, pur portando sulle spalle un fardello di responsabilità e un passato segnato, lotta per affermare la propria autenticità e per proteggere i propri cari.
“Couture” non si limita a raccontare una storia individuale, ma solleva interrogativi universali sulla natura della celebrità, la pressione sociale e la capacità di reinventarsi.
Il film si presta a interpretazioni molteplici, invitando lo spettatore a interrogarsi sul rapporto tra apparenza e realtà, tra immagine pubblica e identità personale.
L’opera di Winocour, arricchita dalla presenza carismatica e dalla partecipazione attiva di Jolie, promette di essere un’esperienza cinematografica intensa, stimolante e profondamente umana, capace di scuotere le coscienze e di aprire uno spiraglio sulla complessità dell’essere donna, artista e figura pubblica.
Il film si propone di essere un catalizzatore di dialogo e riflessione, al di là del mero intrattenimento, contribuendo a una comprensione più sfumata delle sfide che accompagnano la vita sotto i riflettori.