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Cinecittà, 1977: L’incontro che cambiò la carriera di Salemme.

Nel cuore pulsante di Cinecittà, nel 1977, si consuma un incontro che segnerà profondamente il percorso di un giovane Vincenzo Salemme.
Era un’epoca di fermento creativo, un’alba per il futuro comico del giovane napoletano.
Sergio Solli, figura radicata nel panorama teatrale partenopeo, lo conduce nel leggendario Studio 5, un tempio del cinema italiano.

Lì, l’atmosfera era intrisa di un’aura quasi sacra.
Eduardo De Filippo, maestro indiscusso della commedia all’italiana, era immerso nei preparativi per la trasposizione televisiva di “Natale in casa Cupiello”, un’opera che aveva già consolidato il suo posto nell’immaginario collettivo nazionale.

L’immagine di Eduardo, impressa nella memoria di Salemme, era quella di un uomo avvolto in un costume iconico: uno scialle vinaccia, un camicione da notte e i calzettoni di lana che celavano i pantaloni, un profumo delicato di borotalco a completare il quadro.
La richiesta di Salemme, un giovane proveniente da Bacoli, era semplice: fare una piccola comparsa.

Ma Eduardo, acuto osservatore della condizione umana, notò la sua magrezza, interpretandola come sintomo di difficoltà economiche.
Lungi dal negargli l’opportunità, propose una soluzione inaspettata: “Facciamogli dire una battuta, così lo pagheremo di più.

” Un gesto apparentemente marginale, ma che rivelava la generosità e la lungimiranza del grande interprete.

Quel piccolo ruolo fu il trampolino di lancio per la carriera di Salemme, un percorso costellato di successi che lo avrebbero portato a conquistare il pubblico e a dominare i botteghini.

Ma al di là del successo personale, si instaurò un legame profondo e duraturo con Eduardo, che lo accolse nella sua Compagnia, riconoscendo in lui un talento genuino e una sensibilità affine.

La presenza di Salemme nella Compagnia De Filippo fu costante e significativa, affiancando il maestro nelle rappresentazioni teatrali e nelle trasposizioni televisive di opere fondamentali come “Il cilindro”, “Il contratto” e “Il sindaco del rione Sanità”, ognuna una finestra sulla realtà napoletana e sulle sue contraddizioni.
Dopo la scomparsa di Eduardo nel 1984, Salemme continuò a portare avanti l’eredità del maestro, collaborando attivamente con Luca De Filippo, figlio di Eduardo, perpetuando un dialogo artistico iniziato decenni prima e testimoniando la vitalità e l’impatto duraturo del teatro di Eduardo De Filippo nel panorama culturale italiano.
Un passaggio di testimone che celebra la memoria di un gigante e proietta nel futuro la sua inestimabile lezione.

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