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Fiera del libro: un’ora di silenzio contro le ideologie fasciste

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Un’ombra di silenzio, una pausa di riflessione: alle 15:00, per trenta minuti, alcune delle principali case editrici presenti a “Più Libri Più Liberi”, tra cui Arena, Repubblica Robinson, interrompono le loro attività, abbassando temporaneamente le saracinesche dei loro stand.
Questo gesto, apparentemente simbolico, rappresenta l’apice di una disputa complessa e dolorosa, una frattura che attraversa il mondo dell’editoria e della cultura italiana, innescata dalla presenza in fiera di Passaggio al Bosco, editore il cui catalogo espone titoli aperti a interpretazioni disturbanti e legati a ideologie fasciste e naziste.
La vicenda trascende il mero ambito editoriale, irrompendo nel dibattito pubblico e coinvolgendo intellettuali di primo piano.
Corrado Augias, seguendo l’esempio di Zerocalcare, ha formalmente rinunciato alla sua partecipazione, motivando la scelta con una lettera aperta incisiva: la libertà di esistenza di un editore con affiliazioni ideologiche controverse non implica la necessità di condividerne lo spazio fisico o intellettuale.

La scelta di Loredana Lipperini, moderatrice agli incontri programmati, è invece di convergenza critica.

Abbandonata la presentazione del suo libro, propone un tavolo di discussione aperto a editori, autori, lettori e commentatori social, per analizzare a fondo le dinamiche e le implicazioni etiche di questo controverso episodio.
Il sostegno alla petizione lanciata da oltre ottanta autori, diretta all’Associazione Italiana Editori (AIE), continua a crescere, superando le 24.000 firme.
Altre voci si levano, come quella di Giancarlo De Cataldo, strenuo sostenitore della libertà di espressione, anche quando l’argomento è moralmente ripugnante, invitando a un confronto diretto e non a un’omissione.

Marcello Fois, con una punta di amarezza e ironia, sottolinea come l’attenzione mediatica generata dalla controversia abbia paradossalmente fornito all’editore un’inaspettata promozione.

L’eco della vicenda si estende al mondo politico.

Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera, definisce la censura un atto intrinsecamente fascista, ribadendo l’importanza del pluralismo come principio cardine.
Irene Manzi, deputata dem, pur sottolineando la necessità di conformare il pluralismo ai valori costituzionali, ribadisce l’antifascismo come fondamento della Repubblica, accogliendo l’apertura dell’AIE a una revisione delle regole.
La protesta si concretizza anche in piazza, con manifestazioni organizzate dalle sezioni romane di Partito Democratico e Giovani Democratici, che esprimono la loro indignazione attraverso striscioni che richiamano un’associazione diretta tra la fiera e l’antifascismo.

La vicenda solleva interrogativi profondi sul ruolo dell’editoria, sulla libertà di espressione, sui limiti della tolleranza e sulla responsabilità intellettuale.

Il caso Passaggio al Bosco non è solo una polemica editoriale, ma un campanello d’allarme che invita a riflettere sulla fragilità dei valori democratici e sulla necessità di una vigilanza costante contro ogni forma di estremismo.
Il silenzio delle 15:00 è un monito, un invito a non abbassare la guardia e a difendere la libertà di pensiero in tutte le sue sfaccettature, senza però rinunciare a un’etica rigorosa e a un’attenzione scrupolosa verso le conseguenze delle proprie scelte.

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