L’eredità di Mary Shelley, un’eco vibrante che risuona ancora oggi, impone a chi si confronta con *Frankenstein* una responsabilità: quella di cogliere la sua profonda intimità e la sua sconcertante attualità.
Non si tratta semplicemente di trasferire un’opera dalla carta al proiettore, ma di ri-interpretare un interrogativo esistenziale che, a distanza di due secoli, si fa ancora più pressante.
Guillermo del Toro, con la sua visione audace e poetica, si appresta a restituire al pubblico un *Frankenstein* che non è solo un romanzo gotico, ma un affresco spaventoso e illuminante sulla condizione umana.
La sua trasposizione cinematografica non si limita a una fedele riproduzione degli eventi narrati, ma si propone di amplificarne il significato, interrogandosi sul significato stesso di “essere umani” in un’epoca definita dalla vertiginosa accelerazione tecnologica, dalla proliferazione dell’informazione e dalla persistente, angosciante presenza della guerra.
L’opera di Shelley, lungi dall’essere una mera storia di mostri e scienza pazza, è una riflessione sull’ambizione, sulla responsabilità, sulla solitudine e sul diritto alla dignità, anche per chi nasce al di fuori dei confini del “normale”.
Il film di del Toro, con la partecipazione di un cast di straordinario talento – Oscar Isaac nel ruolo di Victor Frankenstein, Jacob Elordi nella complessa incarnazione della creatura, affiancati da Christoph Waltz, Mia Goth, Felix Kammerer e altri interpreti di spicco – sembra voler attingere a queste profondità, restituendo al pubblico un’esperienza cinematografica potente e commovente.
Il progetto, nato come un sogno custodito a lungo, si rivela un’occasione per ripensare il mito di *Frankenstein* alla luce delle sfide che caratterizzano il nostro tempo.
Che cosa significa creare? Qual è il peso delle nostre azioni? E, soprattutto, come possiamo evitare di diventare i mostri che, inavvertitamente, generiamo? Sono queste le domande che il film di del Toro sembra voler porsi, offrendo al pubblico non una risposta definitiva, ma un invito a una riflessione urgente e necessaria.
L’uscita nelle sale selezionate il 22 ottobre, seguita dalla disponibilità su Netflix il 7 novembre, segna l’inizio di un nuovo capitolo nella storia di un’opera immortale.