L’attesa per il prossimo lavoro di László Krasznahorkai, luminare ungherese insignito del Premio Nobel per la Letteratura 2025, si infittisce con l’annuncio di Bompiani, casa editrice che curerà la pubblicazione l’anno prossimo.
L’evento si configura come un momento potenzialmente cruciale: Krasznahorkai stesso ha espresso in passato la possibilità di un congedo dalla scrittura, suggerendo che quest’opera potrebbe rappresentare un sigillo, un capitolo finale in un percorso letterario che ha profondamente segnato la cultura contemporanea.
L’entusiasmo per questo imminente arrivo è palpabile, alimentato dall’eccezionale interesse generato dall’assegnazione del Nobel.
Andrea Giunti, amministratore delegato del gruppo Giunti Editore, ha confermato la vivace richiesta di ristampe da parte di librerie e distributori, innescando un’accelerata riedizione dell’intero catalogo italiano dell’autore.
Bompiani, da quando ha iniziato a pubblicare Krasznahorkai nel 2016, ha costruito un solido corpus di opere, sei titoli che spaziano da “Satantango” a “Guerra e guerra”, passando per “Melancolia della resistenza” e “Il ritorno del Barone Wenckheim”, testimoniando una profonda e duratura relazione con il pubblico italiano.
Il nuovo romanzo, intitolato “Panino non c’è più”, si aggiunge a questa ricca offerta, mentre “Satantango”, romanzo d’esordio, continua ad essere riscoperto da nuove generazioni di lettori.
L’opera di Krasznahorkai, lungi dall’essere un mero intrattenimento, costituisce una sfida intellettuale, un’immersione in un universo narrativo denso di significati e riferimenti culturali.
Giunti ha descritto l’autore come un “gigante letterario”, paragonandolo a un “Kafka post-sovietico” che, pur indagando la disumanizzazione e la perdita di significato, conserva una “tenerezza” inaspettata, evocando le figure malinconiche e comiche di Charlie Chaplin. I suoi personaggi, intrappolati in realtà oppressive e spesso assurde, emergono non come vittime passive, ma come portatori di una resistenza silenziosa, manifestata attraverso l’umorismo, la poesia e una profonda connessione con la propria umanità, imperfetta e fragile.
La scrittura di Krasznahorkai si rivela quindi un’esplorazione radicale della condizione umana, un invito a confrontarsi con le proprie paure e debolezze, e a riscoprire la bellezza e la speranza anche nei luoghi più inaspettati.