L’eco di un’estate che si fa addio risuona nel silenzio cristallino di Linosa, un gioiello di roccia vulcanica nel cuore del Mediterraneo.
Qui, dove la popolazione si conta in poche centinaia – trecentoquarantuno anime – si dipana la storia di un’amicizia intensa, fragile come le reti dei pescatori, destinata a incrinarsi sotto il peso del tempo e delle necessità.
Ettore, undici anni, e Giovannino, sette, sono i custodi di un mondo di giochi inventati, di segreti sussurrati tra le rocce a picco sul mare, di avventure condivise in un paesaggio selvaggio eppure accogliente.
Il loro legame, forgiato tra bagni notturni sotto le stelle e cacce al tesoro tra i profumi intensi della macchia mediterranea, è un microcosmo di purezza, un’istantanea di infanzia che incarna l’essenza stessa di Linosa.
Ma l’idillio è destinato a spezzarsi.
L’ombra di un cambiamento incombe, annunciata da una notizia ineludibile: Ettore dovrà lasciare l’isola per continuare il suo percorso scolastico sulla terraferma.
Un trasferimento che segna l’apice di una separazione, un addio che si materializza come una perdita incolmabile per Giovannino.
“Sciatunostro”, il film di Leandro Picarella presentato in concorso a Progressive Cinema alla Festa di Roma, non è solo la cronaca di un addio, ma un’indagine poetica sul valore dell’amicizia, sulla difficoltà di affrontare la crescita e sulla perdita dell’innocenza.
Attraverso lo sguardo di Ettore e Giovannino, Picarella ci offre un affresco vivido e commovente di un’isola sospesa nel tempo, un luogo dove il legame tra i due bambini rappresenta la linfa vitale di una comunità piccola e unita.
Il film, con la sua sensibilità registica e la sua fotografia evocativa, esplora il tema della transizione, il passaggio dall’infanzia all’età adulta, un percorso inevitabile che porta con sé la consapevolezza della perdita e della distanza.
“Sciatunostro” ci invita a riflettere sul significato profondo delle relazioni umane, sulla loro capacità di arricchire le nostre vite e, al tempo stesso, sulla loro fragilità di fronte al cambiamento.
L’addio tra Ettore e Giovannino non è semplicemente una separazione geografica, ma la fine di un’epoca, l’apertura verso un futuro incerto e la presa di coscienza che nulla può rimanere immutato.
È un addio intriso di malinconia, ma anche di speranza, perché l’eco di quell’amicizia rimarrà per sempre incisa nei loro cuori, come un ricordo prezioso custodito tra le onde del Mediterraneo.





