lunedì 1 Settembre 2025
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Napoli, Silenzi e Bianco e Nero: Un Viaggio Introspettivo.

Napoli, un palcoscenico caleidoscopico dove passato, presente e potenziale futuro si compenetrano in un flusso ininterrotto.

Non una città nel senso convenzionale, ma un organismo complesso, una sorta di macchina del tempo vivente, come suggerisce Gianfranco Rosi nel suo documentario “Sotto le nuvole”.

Il film, contendente al Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia e in distribuzione dal 18 settembre, non ambisce a offrire una rappresentazione turistica o consolatoria della città.
Piuttosto, si propone di sondare le profondità di un’esperienza napoletana stratificata, dove la memoria sedimenta sulle macerie, e le promesse di un domani si materializzano in un paesaggio in perenne mutamento.
Rosi, vincitore del Leone d’oro nel 2013 con “Sacro GRA”, ha scelto di veicolare questa visione attraverso il bianco e nero, una decisione dettata da un’imperativo narrativo e non da una mera scelta stilistica.
L’assenza del colore, lungi dall’impoverire l’immagine, serve a disaggregare le sovrastrutture interpretative, a liberare il film da schemi predefiniti e a invitare lo spettatore a un’osservazione più acuta, più disincantata.
La vera sfida, però, risiede nella gestione del silenzio.
Non un silenzio assordante, ma un silenzio denso, carico di significati inespressi.
È il silenzio delle storie non raccontate, delle vite sospese, delle speranze rimandate.

È il silenzio che permea i quartieri periferici, le case abbandonate, i volti segnati dalla fatica e dalla resilienza.

Un silenzio che, paradossalmente, urla più forte di mille parole, rivelando la complessità e la fragilità di un ecosistema umano profondamente segnato da contraddizioni e ingiustizie.

“Sotto le nuvole” non è un documentario esplicativo.
Non offre soluzioni né giudizi.

È un invito all’immersione, un’esperienza contemplativa che permette allo spettatore di diventare testimone privilegiato di una realtà che spesso sfugge allo sguardo superficiale.

Un viaggio introspettivo che, attraverso l’immagine in bianco e nero e il potere evocativo del silenzio, ci conduce a riflettere sulla natura del tempo, della memoria e dell’identità.

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