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Playing God: Arte Rinascimentale e Animazione Stop-Motion

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L’Eco di un Rinascimento Digitale: “Playing God” e l’Incontro tra Arte e AnimazioneLos Angeles si prepara ad accogliere un cortometraggio italiano che incrocia le orbite dell’arte rinascimentale e dell’animazione stop-motion contemporanea: “Playing God”, un’opera che ambisce a lasciare un segno distintivo nella corsa agli Oscar del 2026.
Il regista Matteo Burani, giovane talento bolognese nato nel 2021, attinge a un immaginario vastissimo, tessendo un ponte tra il genio scultoreo di Niccolò dell’Arca e la raffinata poetica dello studio Laika.

L’ispirazione si manifesta in modo inaspettato e profondo.

Burani, formatosi in un ambiente artistico permeato dalla bellezza del patrimonio bolognese, rivela un’affinità particolare per “Il Compianto sul Cristo morto” di Niccolò dell’Arca, conservato nella chiesa di Santa Maria della Vita.
L’intensità emotiva, la resa anatomica, la capacità di comunicare dolore e spiritualità attraverso la terracotta, risuonano con l’approccio narrativo e visivo del cortometraggio.
Non si tratta di una semplice citazione, ma di un’immersione in un ethos artistico che esplora la fragilità umana, la transitorietà della vita e il mistero della creazione.
Parallelamente, l’influenza dello studio Laika, maestro nell’arte dell’animazione stop-motion, si rivela nella cura maniacale per i dettagli, nell’utilizzo espressivo dei materiali e nella capacità di creare mondi fantastici, allo stesso tempo suggestivi e inquietanti.

L’eco di “Wallace e Gromit”, “The Nightmare Before Christmas” e i primi lavori di Travis Knight, che hanno segnato l’infanzia e la formazione del regista, si fa sentire nella costruzione dei personaggi e nell’atmosfera onirica che permea l’intera opera.

La genesi di “Playing God” è il frutto di un lungo e arduo percorso, un vero e proprio viaggio interiore che ha richiesto sette anni di dedizione, raccolta fondi e instancabile lavoro.

Burani, affiancato dai fidati collaboratori Arianna Gheller e Rodolfo Masedari, ha guidato un team appassionato in un laboratorio modesto, celato sotto i portici bolognesi, trasformando un sogno in realtà.
La loro odissea, un esempio di resilienza e creatività italiana, culmina ora con la presentazione del cortometraggio al cospetto del cinema mondiale, un palcoscenico prestigioso che promette di illuminare il talento di un regista emergente e di celebrare la ricchezza del patrimonio artistico italiano.
“Playing God” non è solo un cortometraggio, ma una dichiarazione d’amore all’arte, una sintesi di generazioni e una testimonianza della forza dell’immaginazione.

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