Shadow Ticket: Un’Esplorazione del Caso, della Memoria e dell’Ombra del PotereL’attesa è palpabile: Thomas Pynchon, figura enigmatica e pilastro della letteratura americana, torna in libreria con *Shadow Ticket*, a dodici anni di distanza dal controverso *Bleeding Edge*.
L’evento si veste di ulteriore fascino considerando che l’autore, recentemente ottantottenne, ha offerto al mondo una nuova opera, alimentando speculazioni sul suo possibile congedo dalla scena letteraria.
Il romanzo, un’intricata saga noir, si presenta come un’immersione in un universo di mistero e sospetto, dove la realtà si fonde con l’illusione e il caso assume un ruolo cruciale.
La ricorrenza del formaggio, già presente in opere precedenti come *V.
* e *L’Incanto del Lotto 49*, assume in *Shadow Ticket* una valenza simbolica complessa.
Non si tratta semplicemente di un elemento culinario, ma di un’allegoria della produzione, della manipolazione e della corruzione, riflettendo i meccanismi di potere che permeano la società americana dell’epoca.
L’immagine della fonduta contaminata, evocata in *L’Incanto del Lotto 49*, anticipa l’atmosfera torbida e corrotta che avvolge la trama del nuovo romanzo.
Il parallelo con l’adattamento cinematografico di *Vineland* e *Inherent Vice* da parte di Paul Thomas Anderson suggerisce un potenziale approccio visivo e sonoro che ne accentuerebbe la dimensione surreale e grottesca.
Ambientato nel 1932, durante la Grande Depressione e sotto l’ombra del Proibizionismo, il romanzo si svolge a Milwaukee, Wisconsin, cuore della produzione casearia americana e crogiolo di culture diverse – italiane, croate, tedesche – un mosaico etnico che amplifica il senso di straniamento e di potenziali conflitti.
La città, con la sua vibrante scena culturale e le sue tensioni sociali, fa da sfondo a una narrazione che mescola elementi noir, cabaret e satira sociale.
La critica del *New York Times* lo descrive come un’opera divertente, pur riconoscendo che non incarna la massima espressione del genio di Pynchon.
La trama si configura come un labirinto di indagini pulp, scandali caseari, cooperative agricole ispirate al bolscevismo e la presenza inquietante di gruppi paramilitari come la “polizia del Roquefort” o del “Gorgonzola”, affiancati da figure emblematiche dell’ascesa nazista che intrattengono il pubblico in sale da biliardo fumose.
Hicks McTaggart, un detective privato che incarna la figura del protagonista Bogartiano ma anche un ballerino dilettante, si ritrova coinvolto in una missione pericolosa: recuperare Daphne Airmont, figlia e erede dell’influentissimo boss del formaggio, fuggita in Europa con Hop Wingdale, un talentuoso clarinettista di Klezmer.
La loro fuga si consuma sullo sfondo dell’ascesa del Terzo Reich, un presagio di tenebre imminenti.
L’archivio di Pynchon, recentemente donato alla Huntington Library, testimonia la ricchezza del suo universo creativo.
*Shadow Ticket* intreccia con maestria elementi noir e cabaret, evocando l’epoca d’oro del jazz attraverso l’immagine di una cantante che ricorda Annette Hanshaw.
La narrazione si avvia verso territori inesplorati, suggerendo un confronto con l’orrore della guerra e dell’Olocausto.
L’immagine finale, quella della Statua della Libertà avvolta in una divisa militare, lascia il lettore in preda a un senso di inquietudine e ambiguità, spingendolo a interrogarsi sul significato ultimo del romanzo.
È paranoia, come spesso accade nelle opere di Pynchon, o un monito profetico, un grido di allarme di fronte a un futuro che supera ogni immaginazione? La risposta, come sempre, è rimessa all’interpretazione del lettore, intrappolato nella rete intricata del genio letterario di Thomas Pynchon.
Il rilascio del libro a Seattle, luogo in cui lo scrittore lavorò come autore di manuali tecnici alla Boeing, sottolinea ulteriormente il suo legame con l’innovazione e la tecnologia, elementi che spesso ricorrono nella sua opera.