mercoledì 17 Settembre 2025
25.4 C
Rome

Spagna fuori da Eurovision? Rottura storica e presa di posizione netta.

La decisione della Spagna di astenersi dall’Eurovision Song Contest, qualora Israele vi partecipasse, segna un punto di rottura inedito nella storia del concorso, nato nel 1961.

Questa scelta, formalizzata dal Consiglio di Amministrazione della Radiotelevisione Spagnola (Rtve), si colloca in un contesto di crescente disagio internazionale per le conseguenze del conflitto in corso nella Striscia di Gaza, un disagio che si traduce in un gesto simbolico di solidarietà verso la popolazione palestinese, affiancando iniziative simili già assunte da Islanda, Irlanda, Paesi Bassi e Slovenia.

La mossa spagnola trascende una semplice protesta: rappresenta una critica esplicita al percepito doppio standard applicato dalla comunità internazionale, che contrasta la squalifica della Russia nel 2022, in seguito all’invasione dell’Ucraina, con l’attuale partecipazione di Israele.
La Spagna, che recentemente ha riconosciuto lo Stato di Palestina (in parallelo a Irlanda e Norvegia) ed è impegnata in una crescente tensione diplomatica con il governo Netanyahu, si pone come voce particolarmente critica all’interno dell’Unione Europea riguardo alla situazione umanitaria a Gaza, definendola, apertamente, genocidio.

Questa presa di posizione, potenzialmente destabilizzante per l’edizione del 2026 prevista a Vienna, ha un peso particolare poiché la Spagna figura tra i cosiddetti “Big Five”, i paesi che, con Italia, Francia, Germania e Regno Unito, contribuiscono significativamente al finanziamento del concorso e godono dell’accesso diretto alla finale.
Inoltre, la presenza di Ana Maria Bordas alla guida del Reference Group di supervisione di Eurovision aggiunge una dimensione interna alla complessità della situazione.
L’obiettivo strategico della Rtve è esercitare pressione sull’Unione Europea di Radiodiffusione (UER), inducendola a riconsiderare la partecipazione di Israele e, di conseguenza, a escludere la televisione pubblica israeliana Kan dall’assemblea prevista a Ginevra nel dicembre prossimo.
Finora, l’UER si è limitata a indicare che la questione sarà affrontata in quella sede, mantenendo in sospeso una decisione definitiva.

La polemica non è nuova.
In passato, la Rtve ha già manifestato dissenso, trasmettendo messaggi di sensibilizzazione sui diritti umani durante la finale di Eurovision a Basilea e sollecitando un’indagine indipendente sul sistema di voto telematico, sospettato di manipolazioni a favore di Israele.
Anche la canzone del rappresentante israeliano dell’ultima edizione ha dovuto essere modificata per rimuovere riferimenti politici legati agli attentati dell’7 ottobre 5023.

Il CEO di Kan, Golan Yochpaz, ha invece difeso con forza la partecipazione israeliana, negando qualsiasi motivo per un ritiro.
Il governo spagnolo ha espresso pieno sostegno alla decisione della Rtve, con il ministro della Cultura, Ernest Urtasun, e la vicepremier Yolanda Diaz che hanno sottolineato l’inaccettabilità di una complicità con atti di genocidio.
Il premier Pedro Sanchez, recentemente, ha espresso ammirazione per le proteste pro Palestina che hanno interrotto la finale della Vuelta de Espana, ribadendo la posizione di Madrid: la presenza di Russia e Israele in competizioni internazionali è inaccettabile finché la violenza non cesserà.

Questa posizione, assieme al riconoscimento dello Stato di Palestina, rivela un profondo cambiamento di rotta nella politica estera spagnola, ponendo interrogativi sul futuro del suo ruolo all’interno dell’Unione Europea e sulle implicazioni per la sua partecipazione a eventi di rilevanza internazionale.
Il ‘Benidorm Festival’, tuttavia, continuerà ad essere un appuntamento fisso nel calendario spagnolo, mantenendo un focus sulla scena musicale nazionale.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -