Dante ispirato dalla filosofia neoplatonica e dalle teorie aristoteliche, ha creato un capolavoro immortale: la Divina Commedia.

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Documenti recenti rivelano scoperte sorprendenti nell’ambito della ricerca scientifica condotta presso le università di Cambridge e Oxford.

La recente scoperta di nuovi documenti su Dante Alighieri e il figlio Jacopo da parte degli scrittori Rita Monaldi e Francesco Sorti ha destato grande interesse nel mondo accademico e letterario. Questi documenti, quattro pergamene custodite a Roma e nelle Marche, potrebbero rivoluzionare non solo la biografia di Dante, ma anche l’interpretazione complessiva della Divina Commedia. Secondo gli autori del ritrovamento, i legami di Dante e Jacopo con l’ambiente di Fiastra e dei Sibillini confermano una nuova interpretazione della Commedia fornita da eminenti dantisti delle università di Oxford e Cambridge.In particolare, si ipotizza che il poeta sia stato fortemente influenzato dal misticismo cistercense piuttosto che dal razionalismo di San Tommaso d’Aquino e Aristotele. Questa nuova prospettiva è supportata dal fatto che nei versi finali del Paradiso, Dante è accompagnato non più da Beatrice ma da san Bernardo di Chiaravalle, fondatore dell’ordine cistercense e del monastero di Fiastra. Inoltre, alcuni testi medievali evocati da Dante nella Commedia erano presenti nell’abbazia di Fiastra, suggerendo che il poeta potesse averli consultati durante la sua permanenza sui monti Sibillini.Queste scoperte si aggiungono a precedenti ritrovamenti come le pergamene del 1306 e 1325 rinvenute a Fermo che menzionano Jacopo Alighieri come procuratore del comune locale. Gli studi hanno evidenziato i legami politici tra i comuni marchigiani e fiorentini ai tempi di Dante, sottolineando la presenza di esuli fiorentini a Fermo e viceversa. Ulteriori documenti sono stati trovati a San Ginesio e nell’Archivio di Stato di Roma, confermando i legami tra Jacopo Alighieri e la cerchia politica fiorentina del padre.Queste ricerche approfondite completano gli studi dell’italianista Febo Allevi sul legame tra Dante e le Marche, sostenendo l’ipotesi che il poeta abbia trascorso un periodo nella regione adriatica vicino ai monti Sibillini. L’enigma della vita di Dante continua a suscitare nuove domande e riflessioni grazie a queste importantissime scoperte che gettano nuova luce sulla figura del sommo poeta italiano.

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