Decisione della Corte Europea sui Diritti Umani riguardante il ricorso di Calin Georgescu in Romania

La Corte europea dei diritti umani ha emesso una decisione definitiva riguardante il ricorso presentato da Calin Georgescu in merito all’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania.Nel suo appello alla Cedu, Georgescu afferma che l’interruzione dell’intero processo elettorale presidenziale da parte della Corte Costituzionale ha leso il diritto alle libere elezioni, basandosi su accuse infondate e agendo in modo illegittimo e sproporzionato. Il politico ha altresì denunciato una presunta violazione del diritto a un equo processo, sostenendo che la decisione è stata presa in maniera non trasparente, impedendogli di presentare ricorso effettivo. Inoltre, sostiene che l’intervento della Corte Costituzionale sia stato influenzato dal “partito al potere”, violando così il diritto alla libertà di espressione, di riunione e di associazione.La Cedu, dopo aver respinto la richiesta di Georgescu di adottare misure provvisorie riguardanti l’annullamento delle elezioni il 21 gennaio, ha deciso di respingere tutte le sue rivendicazioni.Per quanto concerne il diritto alle libere elezioni, i giudici di Strasburgo chiariscono che tale principio non si applica all’elezione del Capo dello Stato, a meno che non sia stabilito che quest’ultimo abbia poteri legislativi. La costituzione rumena non conferisce tali poteri al Capo dello Stato, pertanto questa parte del ricorso è stata rigettata.Sul fronte dell’equo processo, la Cedu ha specificato che questo aspetto deve essere scartato poiché coinvolge diritti civili e doveri penali, i quali non sono rilevanti nel contesto dell’elezione politica.Infine, i giudici hanno evidenziato che Georgescu non ha fornito prove concrete o argomentazioni legali a supporto dell’accusa di interferenza politica nel processo elettorale. Di conseguenza, questa parte del ricorso è stata respinta come priva di fondamento.