20 aprile 2024 – 06:30
Il 20 aprile 2010, un tragico evento sconvolse le acque del golfo del Messico, quando la piattaforma Deepwater Horizon fu colpita da un’esplosione devastante. Il pozzo “Macondo”, dal nome evocativo e marqueziano, non portò fortuna, ma invece scatenò un incendio che causò la morte di undici persone e mise fuori controllo l’intera struttura gestita dalla Bp. Dopo due giorni di terrore, la piattaforma affondò, lasciando sgorgare il petrolio incontrollato a una velocità spaventosa di mille barili al giorno. Gli sforzi per chiudere la falla durarono mesi, durante i quali oltre quattro milioni di barili di greggio si riversarono in mare, creando il più grande disastro ambientale legato al petrolio della storia.Le coste degli Stati del Sud degli Stati Uniti furono invase da una chiazza nera che raggiunse proporzioni catastrofiche, soprattutto nella Louisiana. L’impatto devastante sulla fauna marina e sugli ecosistemi costieri fu enorme, lasciando cicatrici profonde nell’ambiente che ancora oggi si fatica a rimarginare. Dieci anni dopo quel tragico giorno – il 20 aprile 2020 – un’altra pagina significativa si aggiunse alla storia petrolifera mondiale: il prezzo del greggio precipitò in territorio negativo per la prima volta.La pandemia globale e la guerra commerciale tra Russia e Arabia Saudita furono le cause principali di questo evento senza precedenti nel mercato petrolifero internazionale. Le conseguenze economiche e geopolitiche di questa brusca inversione dei prezzi del petrolio si ripercossero su scala globale, mettendo in discussione gli equilibri tradizionali delle potenze energetiche mondiali. Questo nuovo capitolo nella storia dell’oro nero rappresenta una svolta epocale che richiede riflessioni profonde sul futuro dell’energia e sulle sfide ambientali che ancora dobbiamo affrontare come società globale interconnessa.
