Discrepanze e errori nei documenti investigativi a Genova: il caso Spinelli e Testa. Accuse di comportamenti misogini durante le occupazioni pro Palestina all’Università di Bologna.

Date:

05 giugno 2024 – 07:59

L’indagine a Genova sta mostrando chiaramente come all’interno dei documenti investigativi possano celarsi numerosi errori, sottolineando l’importanza di non considerare ogni parola come verità assoluta. Un esempio emblematico è rappresentato dal caso del verbale errato di Roberto Spinelli, in cui la parola “leciti” è stata modificata in “illeciti”. Questo errore si è ripetuto anche con un altro indagato, Angelo Arturo Testa, il quale ha visto sostituire nel documento la parola “bar” con “barca”, dettaglio rilevante considerando che l’intera vicenda ruota attorno allo yacht di Spinelli. Inoltre, vi è una discrepanza riguardante il motivo del cambio di alloggio richiesto sulle case popolari di Genova in cambio dei voti: mentre Arturo Testa ha dichiarato che la motivazione era l’eccessiva umidità, nel documento compare erroneamente la frase “c’erano troppi militari”. Questo equivoco potrebbe essere frainteso e interpretato come un tentativo di sfuggire alle autorità militari per nascondere attività illecite. È evidente quanto sia difficile fidarsi di informazioni contenenti errori così macroscopici. Parallelamente, un gruppo anonimo di femministe ha denunciato comportamenti misogini durante le occupazioni pro Palestina presso l’Università di Bologna. È ironico notare che persino i sostenitori dell’antifascismo possano manifestare atteggiamenti patriarcali. Dalla lettera inviata emergono accuse di pressioni da parte dei movimenti pro Palestina per nascondere episodi violenti al fine di tutelare la causa, mettendo in discussione l’integrità e la trasparenza delle azioni intraprese.

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