Disumanità e indifferenza: il caso Lovato di Latina.

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Il giudice Molfese di Latina, nel suo provvedimento cautelare nei confronti di Antonello Lovato, evidenzia la disumanità e l’indifferenza dell’indagato verso le conseguenze delle proprie azioni. Il 17 giugno a Cisterna di Latina, Lovato carica il corpo del suo dipendente indiano nel furgone insieme all’arto amputato e abbandona entrambi in una strada della città, dando poi alla fuga.Il tribunale di Latina sottolinea che Lovato non ha agito con l’intenzione diretta di causare la morte del suo dipendente, ma ha comunque accettato consapevolmente il rischio mortale derivante dalla sua condotta. Le gravi condizioni in cui versava il bracciante, con un braccio amputato e una grave emorragia, rendevano inevitabile il tragico epilogo senza un immediato intervento medico.L’omissione di chiamare i soccorsi da parte dell’indagato e il successivo tentativo di nascondere le prove dell’accaduto dimostrano la volontà di celare l’accaduto per proteggere se stesso. Nonostante i tentativi di dissimulazione, l’intenzionalità delle azioni compiute da Lovato emerge chiaramente, confermando la natura omicidiaria della sua condotta secondo quanto indicato dal gip.La vicenda mette in luce non solo la gravità dell’episodio ma anche le precarie condizioni lavorative del dipendente indiano, privo di regolare contratto e delle necessarie protezioni sul luogo di lavoro. Lovato ha dimostrato totale indifferenza verso la vita e la sicurezza dei suoi dipendenti, agendo in modo negligente e criminale.

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