Dua Lipa: il ritorno con “Radical Optimism” e la sua visione del pop contemporaneo.

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Il panorama musicale del pop contemporaneo è regolato da precisi canoni: ritmo in quattro quarti, sequenze predefinite, utilizzo dell’autotune, bpm calibrati per far scatenare il pubblico sul dance floor, l’elemento umano – strumenti musicali e voce naturale – spesso sovrastato da una veste fashion, le pause eliminate a vantaggio di un culto all’accumulo sonoro. In questo universo troneggia Dua Lipa, una delle regine indiscusse delle classifiche musicali che detta legge nella continua ricerca del tormentone perfetto.In un’epoca in cui il mercato musicale si concentra prevalentemente sui singoli e sui numeri, poche come lei si sono distinte: la cantante britannica è stata la prima ad ottenere quattro brani con oltre due miliardi di stream su Spotify. Con 280 dischi di Platino conquistati in sei anni a livello globale, i suoi numeri parlano più di una semplice carta d’identità o della bellezza delle sue composizioni; oggi le canzoni devono “funzionare” prima ancora di essere considerate artisticamente valide.Dopo quattro anni di assenza dal mondo discografico, Dua Lipa fa il suo ritorno con “Radical Optimism”, l’album atteso per il 3 maggio. Tre singoli anticipatori – “Houdini”, “Training Session” e “Illusion” – hanno già fatto registrare cifre da capogiro come da prassi per l’artista.La cantante racconta che il titolo dell’album nasce dall’incontro con il concetto di Radical Optimism che le ha ispirato la fiducia nel superare il caos con grazia e affrontare qualsiasi tempesta. I riferimenti alla psichedelia, al trip hop e al britpop permeano le sessioni di registrazione dell’artista che collabora con talenti del calibro di Kevin Parker dei Tame Impala, Danny L Harle e Tobias Jesso Jr tra gli altri.”Radical Optimism” si presenta come un lavoro maturo che attinge agli anni ’90 ma anche al Brit Pop e alla psichedelia, trasudando una consapevole allegria nei testi che riflettono l’intelligenza sociale dell’artista desiderosa di lasciare un’impronta indelebile in un mondo ancora dominato dalla mascolinità.

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